Salerno: gestione e mitigazione del rischio frana

Un workshop internazionale per un confronto sulla “Gestione e mitigazione del rischio frana”, che vede riuniti a Salerno preso la Provincia, un gruppo di professori internazionali, esperti Ambientali e della Protezione Civile. Proprio Salerno ed in particolare la Costiera Amalfitana, rappresenta per la Campania l’area a maggior rischio frana rispetto al resto del territorio regionale. L’iniziativa curata  dalla International School Landslide Risk Assessment and Mitigation. Ha visto i saluti dell’assessore Giovanni Romano cui sono seguite le relazioni di Eric Leroi, manager francese della società Urbater, Leonardo Cascini direttore della scuola Larm, Claudio Scavia del Politecnico di Torino, Aniello Amendola, Giuseppe Sorbino dell’Università di Salerno.La seconda parte del workshop che terminerà alle ore 19.30 circa, vedrà gli interventi di Paula Gori che porterà l’esperienza degli Stati Uniti in materia di frana, del professore Stjin Vermoote, per le attività di ricerca e strategie europee per i disastri naturali, e Farrokh Nadim dell’Istituto Geotecnico della Norvegia, per il progetto Safeland relatvo alle linee guida sugli interventi di mitigazione del rischio frana e Vera Corbelli, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Nazionale Liri Garigliano e Volturno. La tavola rotonda conclusiva sarà tenuta da Christofer Bonnard del Politecnico di Losanna.Per la Protezione Civile erano presenti il generale Francesco Bianco e Bruno Orrico. Analisi, prevenzione, interventi mappature o zonizzazione, un confronto sulle diverse fasi previste in materia di tutela del territorio a partire dalle aree di maggiore crisi indicate come R4 fino alle aree di minor rischio R1. Nel corso del confronto non mancati accenni ai recenti e continui incendi boschivi che aumentano l’instabilità del suolo fino a determinare un ulteriore rischio di frana. Un confronto internazionale dove è stata sottolineata l’importanza di scambi di natura scientifica sulle diverse tipologie di intervento sia in termini di prevenzione che in termini di risanamento, in particolare per l’Italia, Francia e Spagna, li livelli di “pericolosità” appaiono maggiori rispetto ad altre aree d’Europa anche per la maggiore presenza di abitanti nelle zone a rischio.