Idealista di una piccola Svizzera, l’ex sindaco Mazzola

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Un prezzo alto da pagare. Quando gl’ideali mettono in gioco la vita. E la divorano dinanzi al presente, al di là delle proprie aspettative. Dopo il boom mediatico, sempre così quando le notizie divengono scoop mangiacopie, il silenzio. Il disinteresse per fatti, che invece lasciano una scia indelebile nel tempo. L’ex sindaco Giampaolo Mazzola di Angri, che fine ha fatto? Ci siamo interessati di ciò, abituati a seguire gli eventi, non solo ad annunciarli enfaticamente, a raccontarli, se questi hanno una rilevanza non imbastita d’audience speculativa. Sulla vita, non si può mai farlo, quando sono in gioco sentimenti, emozioni, conflitti, speranze. Dopo il tentato suicidio, da parte dell’ex primo cittadino, tutto tornato nella calma? Nella routine? Certi gesti, non rientrano mai nella calma. Non possono, perchè alla base, delle motivazioni forti, al di là di quelle che si vogliono al momento far passare per buone, hanno una ricaduta temporale. Il giovane politico, che voleva affermare i suoi valori, identificandosi in un centro-destra  incarnante le sue aspettative, con l’ascesa governativa, non ce l’ha fatta. A guardare in faccia la realtà delle ingiustizie, non imbastita di destra e di sinistra, ma di uomini, che gestiscono la politica. E che fanno differenze, ingiustizie, clientelismi. Dopo pressanti minacce, costanti ostracismi, al suo voler reggere la cosa pubblica, su una polveriera di spartizioni, la sua deposizione. Ed il suo tentativo di cambiar bandiera. Di ricoverarsi sotto l’ala opposta. Pur continuando a non tradire i suoi ideali. Il commissariamento, proprio ad opera dei suoi compagni di squadra. Lui, l’idealista della piccola Svizzera, concentrata intorno a Palazzo Doria, perchè così intendeva guardare al suo Comune dell’Agro, stanandolo da quei provincialismi che ancora rendono asfittico Angri. Da solo, in troppi momenti, tra l’incudine di chi voleva arrivare ed il martello di chi già squillava la tromba regionale. Tra gli scalpiti ambiziosi di Palazzo Sant’Agostino e le istanze del territorio, a lungo mortificato. Si è voluto far passare per suicidio “personale” il suo, scaraventando la colpa su interessi precari economici. Invece, rincarna l’eroe foscoliano per troppi aspetti. il suicidio dell’Ortis, mistificato dall’apparente delusione sentimentale, celava la disfatta degl’ideali, incarnati nella figura napoleonica. Su Mazzola s’è detto tanto. Ma non la verità. S’è preferito far lo scaricabarile, strozzando una realtà che molti avevano subodorato da tempo. E che conoscono. Almeno coloro che avevano vissuto con lui i primi battiti della campagna elettorale provinciale, salutandolo anche nell’affollatissima sala del Gran Hotel per la presentazione ufficiale dei candidati del centro-destra. Smentita dalla famiglia categoricamente la pretestuosa bugia di un collasso finanziario, a monte del disperato. “Giampaolo è stato esasperato dalla cattiva politica- ha dichiarato la madre- da coloro che gli giravano intorno. Tradito dai suoi fedelissimi, che l’hanno sfiduciato. Da chi oggi ha ottenuto ciò che bramava, pur essendo un mediocre, all’ombra di un potere che annichilisce i buoni. Mio figlio era e rimane un ragazzo con dei valori inculcatigli familiarmente e dai quali non si viene fuori facilmente. Oggi, i suoi 38 anni, lo vedono ancora una volta inesperto, nel mare di una società che non gli dà la caparra che meritava.” Queste le dichiarazioni della genitrice 68 enne, docente in pensione, che senza acrimonìa eccessiva, rivela quanto s’è verificato e si vive in famiglia, dopo il gesto estremo del figlio. Perchè, per arrivare a tale punto, è stata solo la disperazione a dettar legge. In attesa dell’intervento all’occhio destro, perso irrimediabilmente, dalla pallottola, lesiva del bulbo oculare. Che servirà a supportare la protesi sullo zigomo, non a fargli riacquistare la visibilità. Ovviamente, sostenuto psicologicamente, Mazzola sembra aver rimosso il tentato suicidio. Non ne parla nè fa menzione alcuna del giorno. Dopo un periodo di vacanza in montagna, post sanitario, il rientro ad Angri, cercando di riprendere la vita di tutti i giorni. Con le persone care, suo punto di riferimento. Il fratello Massimiliano, medico, dopo un tentativo d’ingresso nella scena politica, ne venne fuori e non se ne pente affatto. “Credo nei miracoli- conclude la madre- e mio figlio, scampato alla morte, è stato graziato. So che chi ha fatto del male , lo sa in cuor suo e la coscienza gli rimorderà. Non comprendo con quale coraggio possa sedere tronfio al posto, che forse avrebbe occupato mio figlio, senza rimorsi. Essendosi anche simulato amico. Giampaolo credeva che l’amministrazione civica fosse importante per il benessere collettivo. E la politica, finalizzata alla promozione sociale. Il suo operato, prima o poi riconosciuto. Era ed è un ragazzo: senza l’ossatura robusta, per sopportare il male e le vessazioni di cui è stato fatto oggetto. Nel mare dei pescecani, non ce l’ha fatta a nuotare!”