Le malattie ed i degenti, non vanno in vacanza

 Giovanna Rezzoagli

Agosto sta finendo, gli ospedali riprendono il livello di operatività pre vacanza. Destano clamore i recenti casi di probabile “malasanità” che hanno funestato Calabria e Sicilia. Nel levante ligure oggi ha suscitato indignazione la notizia di due assistenti socio sanitari sorpresi a dormire durante il turno di assistenza in una casa di riposo. Una delle due era drogata ed ubriaca. Non si sono verificati incidenti tra i pazienti, ma appare evidente che la situazione era estremamente rischiosa. Le strutture per anziani e lungodegenti sono sempre più spesso gestite da cooperative, che ricorrono frequentemente a personale privo di qualifiche, o peggio, di qualsiasi formazione personale. E’ la legge della domanda e dell’offerta lavorativa in un settore che, perlomeno nel Tigullio, è in forte espansione. In Liguria la popolazione anziana è in continuo aumento, le case di riposo sono numerose. Molte coniugano l’offerta di posti letto privati insieme a posti letto accreditati, riservati cioè ai pazienti ricoverati attraverso i servizi sociali in collaborazione con la A.S.L. Nel periodo estivo si aggiungono i molti anziani che si spostano dalle grandi città verso la riviera ligure, si ricoverano, o vengono “parcheggiati” dai parenti, per uno o due mesi. In genere le strutture non aumentano il personale, raddoppiano i turni oppure invitano il personale a “saltare” il turno di riposo. Pei i molti assunti con contratto a tempo determinato è praticamente impossibile rifiutare, pena essere prontamente sostituiti con altri lavoratori più “collaborativi”. In genere chi accetta di svolgere mansioni di operatore in una casa di cura senza possedere una qualifica, ha problematiche molto complesse alle spalle. Al datore di lavoro poco importa delle motivazioni che spingono la persona ad impiegarsi in questo ambito lavorativo, ciò che conta è il rendimento. Mi permetto queste osservazioni perché per oltre dieci anni ho lavorato anche io in una struttura privata, che oggi non esiste più dopo aver chiuso i battenti un anno fa e dopo aver licenziato collettivamente il personale, con quattro giorni di preavviso. Io ero fortunata ad essere stata assunta con contratto a tempo indeterminato, ma solo perché nel 1998 il ricorso al contratto a tempo determinato era disciplinato in modo molto più restrittivo di quanto avviene dall’entrata in vigore del D.L. 368 del 2001. La realtà diffusa nel settore della sanità assistenziale privata è assai amara: se le ferie sono ovviamente un diritto, è prassi diffusa richiamare il personale in caso di necessità, non sempre si può scegliere il periodo estivo. Nel pubblico la situazione è molto diversa. L’ospedale di Sestri Levante sospende gli interventi chirurgici nel mese di agosto, le visite anestesiologiche per interventi in programma a settembre vengono espletate entro luglio. Questo un esempio concreto che si evidenzia in un territorio che si estende da La Spezia sino a Genova, nel quale l’unico ospedale in cui è attivo un Pronto Soccorso attrezzato ad affrontare diverse tipologie di emergenze mediche è quello di Lavagna. Le attese sono spesso molto lunghe per i cosiddetti codici bianchi o verdi, ma i casi più urgenti vengono tempestivamente trattati. In un territorio vasto e con un entroterra molto impervio come quello  ligure, raggiungere Lavagna non è sempre facilissimo, specialmente per chi non dispone di un’auto. La sanità pubblica nel Tigullio è comunque considerata di alto livello, con punte di eccellenza in diversi settori. Nel privato i parametri soddisfano maggiormente il profitto, a scapito della qualità dei servizi. Eppure i malati non vanno in vacanza e, purtroppo, ci si ammala anche in agosto. Tutti i lavoratori avrebbero diritto a godere le proprie ferie, tanto nel settore pubblico che in quello privato. Basterebbe ruotare i periodi di ferie nel pubblico ed aumentare i controlli nel privato. Non si bloccherebbero le attività negli ospedali e non si rischierebbe di trovare un’assistente addormentata di notte in una casa di riposo. Magari perché le è stato chiesto di coprire turni notturni per sette notti di fila e, magari, le è si è offerto di integrare lo stipendio aggiungendo turni di pulizia o di cucina. E’ una realtà che, in genere, lascia interdetti coloro che non conoscono la casa di cura privata. La “malasanità” è una medaglia con tante facce.