Abbandono anziani: assistenti denunciate

 Salvatore Ganci

Nel precedente articolo “E  le chiamano badanti” ero già ampliamente a conoscenza del fatto in oggetto, avvenuto circa un mese fa. Il Secolo XIX del  27 agosto 2009 così titolava nelle pagine del Levante, mentre il “Corriere Mercantile” dava risalto alla notizia a caratteri cubitali e in locandina. Puro caso vuole che la struttura in oggetto sita in Moneglia la conosca molto bene e molti, con me, hanno concordato che più che una casa di riposo ha l’aspetto di un Hotel a cinque stelle prospiciente il mare. La struttura ha poi una “dependance” per gli anziani autosufficienti e pertanto sul turno notturno una Assistente dislocata presso la dependance e una presso la struttura centrale. La struttura, fino a non molto tempo fa gestita direttamente dai proprietari, è stata affidata da questi ad una cooperativa di servizi assistenziali per “disperazione” visto che gli “ordini di servizio” venivano spesso “personalizzati” dal personale in servizio. Chi lavora nel settore sa bene che  lavorare con il peggiore contratto della sanità (UNEBA – ANASTE) è di gran lunga un “lusso” che dipendere da una Cooperativa di servizi.  Ma veniamo ai fatti: l’Assistente presso la struttura degli ospiti autosufficienti dorme così profondamente sotto l’effetto di un mix di stupefacenti e di alcool (tasso alcoolemico di 2.75 g/litro) e qualcuno degli ospiti, stufo di chiamare invano, telefona al 118. Prontissimo l’intervento del 118 (come sempre da noi) come altrettanto pronto l’intervento dei Carabinieri di Sestri Levante. L’altra Assistente dislocata presso i non autosufficienti dorme pure essa tanto da non sentire l’intervento dei Carabinieri, del 118 e dei Medici inviati dal 118.  Per le due donne (di cui la seconda straniera) è scattata così la denuncia per “abbandono di persona incapace”. Questi i fatti e la ovvia conseguenza con azione penale a carico delle due Assistenti. La seconda Assistente (quella che “semplicemente” dormiva) si presentava (un mese fa) in lacrime alla porta di casa nostra e da lei ascoltiamo la dinamica dei fatti e le sue giustificazioni. Messa in turno diurno nei servizi in cucina e in turno notturno (senza alcuno stacco) per sette giorni consecutivi. Leggo con un po’ di amarezza: “Il titolare della Casa di Riposo ha avviato un accertamento interno per stabilire eventuali altre responsabilità”. E che dice il titolare della Cooperativa? Ma forse tra le “eventuali responsabilità” c’è anche quella del/della negriero/a che ha fissato i turni? E’ così facile affaticasi i bei ditini curati sulla tastiera di un computer senza “sperimentare” una sola notte insonne a lavare e pulire esseri umani parcheggiati lì prima di morire … Forse c’è una responsabilità anche dell’Ufficio Provinciale del Lavoro che è da sempre latitante sui turni di tutte le Case di Riposo private anche quando era evidente che, in altre situazioni, turni dalle quattro alle sette notti consecutive (senza però altri servizi aggiuntivi) erano la normalità? Ma allora perché si trova “normale” la non applicazione del turno in quarta? Forse c’è anche una responsabilità del proprietario della Casa di Riposo che non si meraviglia di vedere per 7 giorni di fila la stessa faccia in due distinte mansioni o forse il proprietario  ha delegato la sua presenza ad altri? E i sindacati? Si interessano poco di questa categoria di lavoratori perché non sono iscritti? L’azione penale aperta è indiscutibile, ma se il “sistema” delle Case di Riposo necessita di un radicale mutamento a tutti i livelli per il principale interesse di chi vi attende semplicemente la morte, sul banco degli accusati sarebbe corretto vedere ben più di due persone e ciò non per mistificare l’accaduto ma perché ogni persona “che sta comodamente dietro a un computer” con il compito di controllare che le Leggi sul lavoro siano rispettate da tutti, apprenda più concretamente quali sono i suoi doveri nel controllare i turni ed il carico di lavoro  e a cosa riducono sette notti consecutive.