Insegnante insultata, Facebook e l’imprudenza di cinque allievi

 Alessio Ganci

Una notizia di Sabato 22 Agosto 2009 riporta un fatto che insegna molto sull’imprudenza di certi minorenni e sul  loro eccessivo abuso di un modem e di due fili del telefono. Stiamo parlando di Facebook, la nota community on-line e di cinque studenti di scuola media piacentini che hanno insultato la loro professoressa di Lettere sul noto social-network. Hanno creato un gruppo di discussione e lì sono intervenuti affermando che la loro insegnante (citata con nome e cognome) utilizzava metodi di insegnamento “assolutamente diabolici e malvagi” e hanno pubblicato anche degli insulti  e dei commenti di natura sessuale. Insomma: cinque ragazzini “svogliati” che hanno deciso di trovare un passatempo a cui dedicarsi in tutta libertà. Peccato che Internet non sia “tutta libertà”. Se almeno i ragazzi si fossero anonimizzati… ma no… troppo “astuti” da non rendersi nemmeno conto di essere perfettamente rilevabili, con un visibilissimo indirizzo IP statico e contenente tutte le informazioni, compreso il provider e la posizione dei “piccoli scherzomani”. Quindi, dopo che la professoressa ha scoperto la diffamazione, si è affidata al suo avvocato e da lì ha sporto denuncia. Così gli specialisti informatici hanno collaborato con il social-network per trovare l’indirizzo IP e… ragazzi scoperti e  chiamati a rispondere del loro reato davanti al Tribunale dei minori di Bologna. Da notare che tra i cinque “Facebookiani”, come riferito prima, tutti di scuola media, vi era solo un tredicenne, di cui pagherà la famiglia, essendo il minore troppo “acerbo” per essere imputato. Tutti gli altri ragazzi erano quattordicenni o, addirittura quindicenni. Quindi, ragazzi bocciati, dato che un “sempre promosso”, a quelle età dovrebbe essere già al Liceo. E la storia non finisce qui: bisogna sentire la loro giustificazione in tribunale per capire la loro grande “vena diffamatoria”: “Ma noi… volevamo solo scherzare” dicevano i cinque minori. Peccato che la fotografia allegata a pesanti insulti, anche a carattere sessuale  scattata di nascosto alla professoressa e pubblicata sul gruppo di Facebook denota definitivamente il desiderio di rovinare la reputazione di un’insegnante. Quindi… sbaglio, oppure… svagati si nasce (ricordiamoci dell’indirizzo IP fisso utilizzato per la diffamazione) e delinquenti si diventa… prima di quando ci si possa aspettare?