Salerno:Raito,Villa Guariglia, serata finale dei Concerti d’estate

Serata finale, martedì 4 agosto, per la XII edizione dei “Concerti d’estate a Villa Guariglia in Costiera dei Fiori”, organizzati da Tonya Willburger con il contributo del Comune di Vietri Sul Mare, della Regione Campania, della Camera di Commercio e della Provincia di Salerno, del Centro Studi Salernitani “Raffaele Guariglia”, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, dell’Ept di Salerno, nonché con il patrocinio del Conservatorio di Salerno e della Coldiretti. Il concerto avrà, quale preludio, la visita della mostra allestita da Matilde Romito, dirigente del settore Beni Culturali musei e Biblioteche della Provincia di Salerno, dal titolo “Recenti annessioni, Nuovi studi I” per un’esposizione che pone in mostra recuperi e acquisizioni del Mueso provinciale della ceramica sito proprio nella torretta della villa di Raito, divenuti negli ultimi anni davvero rilevanti per numero e valore. In mostra, un percorso che abbraccia oltre quattro secoli di storia, dal Settecento all’ottocento con le fabbriche, sino al ventennio e le faenzere del ventennio, alle produzione degli artisti stranieri, per arrivare ai tempi d’oggi con otto pezzi di Monica Amendola, un portrait della nostra indimenticata “divina vasaia”, strappata troppo presto al suo mondo di fuoco e di terra. L’ultimo appuntamento della kermesse musicale che ci ha regalato uno splendido mese di eventi, è stato affidato dal direttore artistico Francesco Nicolosi al Quartetto Felix, composto da Carlo Coppola al violino, Gianfranco Conzo alla viola, Nicola Dario Orabona al cello, e Umberto Gamberini al pianoforte. L’occasione di ascoltare questo prestigioso quartetto è la volontà di partecipare alle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Felix Mendelssohn  al quale sarà dedicato l’intero programma della serata. Coetaneo dei compositori della prima generazione romantica, Felix Mendelssohn-Bartholdy sembra incarnare un ideale di classica compostezza. Nato ad Amburgo ed attivo prevalentemente a Berlino ed a Lipsia, questo fanciullo prodigio (che come Mozart non arriverà ai quarant’anni) sforna le sue composizioni con assoluta naturalezza, mentre viaggia da una parte all’altra dell’Europa, entrando in contatto con i più aggiornati ambienti musicali e conquistando il pubblico con le sue meravigliose doti di pianista. Il Quartetto con pianoforte in do minore op. 1 che aprirà la serata, inaugura il catalogo ufficiale di Mendelssohn. Ma il giovanissimo compositore ha già al suo attivo una cantata, un Trio, numerose pagine per violino e pianoforte, un Recitativo e Largo per quartetto d’archi… La composizione dell’op. 1 ha inizio nel mese di settembre del 1822 –durante una vacanza in Svizzera a Sécheron, nelle vicinanze di Ginevra – e viene portata a termine a Berlino il 18 ottobre. Dedicato al principe Anton Radziwill, autore delle prime musiche di scena per il Faust di Goethe, il Quartetto op. 1 sarà pubblicato a Berlino da Schlesinger l’anno successivo. Opera di un tredicenne, sulla cui precocità è superfluo insistere, il lavoro si inscrive nel solco della ‘tradizione’, per l’organico ‘insolito’ del quartetto con pianoforte, tracciata da Mozart con i suoi Quartetti K 452 e K 478 e, nella freschezza della sua felicità creativa, esibisce in trasparenza l’influsso di Ferdinand Hummel, compositore che il giovane Felix aveva incontrato a Weimar a casa di Goethe nel 1821. Il Quartetto op. 80, che occuperà la seconda parte del programma, indicato sovente anche come Requiem per la morte di Fanny, fu composto quasi di getto sul finire dell’estate 1847, risposta creativa alla scomparsa dell’amatissima sorella maggiore. La vicenda biografica condiziona senza filtri l’atto compositivo: il dolore che urge e palpita incrina le simmetrie, frammenta i temi, inchioda ben tre tempi sul Fa minore (solo l’Adagio è in La bemolle) e tormenta con dissonanze e cromatismi i percorsi armonici. L’Allegro di apertura ha una struttura in forma sonata che si palesa a fatica, fra l’emergere di sfoghi motivici che, se non giungono mai a configurare veri e propri temi, creano il clima espressivo generale e seminano schegge tematiche che riaffioreranno poi, nei movimenti successivi. Il furore del tremolo d’apertura, squarciato da un’accorata apostrofe del violino cui replicano gli altri strumenti, a tratti riprende inesorabile fra sbalzi urti ventate che paiono ambire ad una dimensione orchestrale. L’inquieto dinamismo anima sia l’episodio in terzine della transizione, sia il secondo tema, in cui l’apparente rasserenamento della tonalità maggiore è minato da inquiete figurazioni sincopate. Anche lo Scherzo successivo erompe accorato fra i singulti del primo violino e il basso che sospinge il movimento generale con l’ascesa cromatica; nel Trio, un lugubre basso ostinato impedisce che il senso di oppressione si diradi. L’Adagio è una vibrante pagina elegiaca, dalla scrittura assai densa e ricca di figurazioni di eloquente espressività. L’Allegro conclusivo torna alla tonalità emotiva dei primi due movimenti, di cui riprende brandelli motivici, tremoli, scatti impetuosi e instabilità ritmiche.