Sala Consilina: parcheggio multipiano in Via Roma

   

Roberto De Luca

La questione dei parcheggi nel centro di Sala Consilina è stata posta all’attenzione della pubblica opinione già molto tempo fa da vari operatori politici e sociali. Ai commercianti del posto, tuttavia, è stato fatto credere che il problema dei mancati introiti, in questo periodo di crisi economica, sia dovuto alla mancata cementificazione dell’area verde di Via Roma. Si dice che la frazione di Trinità, posta ai piedi del paese in una zona pianeggiante, sia diventata il baricentro del commercio di Sala Consilina. Non si dice, tuttavia, che da anni si sono fatte scelte edilizie sconsiderate, si immagina per accontentare tutti, così come il prof. Colitti ebbe a dire nel 1998 (“Le Pagine di Erò”, vol. n. 5, 1998): “E poi l’esperienza amministrativa, ricordo a me stesso e al dottor De Luca, io l’ho fatta circa trent’anni fa, quando sono stato consigliere comunale e finanche designato sindaco ad un anno dalla fine del mandato quinquennale: ottenni la soluzione del problema comunitario che mi aveva spinto a candidarmi, la consegna dell’edificio dell’ITIS prima della fine del quinquennio, ma accettando il compromesso preliminare di non mettere il naso nella politica clientelare in tema di edilizia, sulla quale si sono fondate tutte le amministrazioni avvicendatesi prima e dopo di quella di cui feci parte. All’indomani delle elezioni, ingenuamente avevo messo il dito nella piaga, ma la reazione fu così violenta che dovetti rinunciarvi decisamente per non sentirmi un nemico da eliminare, cosa assolutamente inutile, se volevo puntare ad un obbiettivo concreto possibile”. Era il 1998, sono trascorsi undici anni da allora e forse nessuno ha indagato a fondo sul significato di quelle parole e sulle conseguenze di quei fatti. Frasi che suonano come una denuncia ben precisa da parte di uno stimato uomo di cultura. Qualcuno vorrebbe fare qualcosa? No, ci immaginiamo che tutti, come Titiro, vorranno continuare a dormire sonni tranquilli all’ombra di un faggio (sub tegmina fagis, appunto).Lo scorso anno alcuni amministratori di Sala Consilina, adesso riconfermati, hanno dichiarato di essere favorevoli alla costruzione di un parcheggio a multipiano in Via Roma, in una zona dove sono presenti degli alberi ad alto fusto e dove potrebbe sorgere un polmone di verde pubblico attrezzato, tuttora assente nel centro storico della cittadina. Questa dichiarazione arrivava proprio mentre si stava per inaugurare, nel palazzo storico della Grancia, la sede operativa dell’Osservatorio Europeo sul Paesaggio, voluto dall’ex Assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno, attuale capogruppo dell’opposizione a Sala Consilina: un paladino difensore delle bellezze ambientali del posto, si direbbe. Eppure questo paladino si era già espresso, in passato, a favore del suddetto parcheggio, che non poche preoccupazioni arreca ad alcune famiglie che abitano in Via Roma. Egli adesso, dall’opposizione, che sembra raccogliersi attorno ad un’inusitata simbologia para-massonica, essendo non più utilizzabile quella politica o para-politica, si pone in perfetta sintonia con i propositi espressi lo scorso anno dall’attuale amministrazione. E mentre muove rimproveri al suo partito di provenienza, si pone sul mercato politico, per offrire la propria esperienza, dice, alla compagine che si mostra più vicino alle sue idee. Ovvero, si mette in lizza per una prossima candidatura alle regionali del 2010. Quando si parla di “commercio”, bisogna credere a chi ne incarna le istanze e diventa egli stesso un esperto commerciante.Ribadiamo però quanto già scritto altre volte. Ci sembra che questa idea urbanistica sia non solo anacronistica, ma anche dannosa per l’economia del centro storico e per la salute dei cittadini. Dannosa per l’economia, perché in altre città (in tutta Europa) i centri storici si stanno attrezzando con il divieto al transito delle automobili, per rendere più agevole e tranquilla la deambulazione dei pedoni nei momenti di “shopping”; dannosa alla salute, perché altre centocinquanta automobili emetteranno gas di scarico cancerogeno, proprio a livello dei balconi e delle finestre dei cittadini che abitano in via Roma.La distruzione di una parte del paesaggio verde del centro storico e la creazione di un ennesimo mostro di cemento farà fare bella figura a tutti gli amministratori e, si immagina, resterà a futura memoria perché i posteri possano ricordare quanto elevato fosse il senso estetico di questi, non paghi di aver completamente distrutto il paesaggio della vallata sottostante, Trinità compresa. Questo quanto noi scriviamo adesso, nell’anno 2009. Si spera che qualche nostro nipote potrà leggere che, almeno, c’era anche chi diceva no a tutte queste follie collettive: costruzione di capannoni (da abbandonare) e zone industriali (da non utilizzare) in aperta campagna; occhi chiusi e bocche cucite sull’inquinamento dei corsi d’acqua; silenzio politico e di stampa sui periodici avvelenamenti dei nostri terreni agricoli, quando non si giunge alla difesa di ufficio degli inquinatori; disinfestazioni periodiche inutili e dannose; costruzioni di ecomostri in pieno centro storico (vedi il caso Sassano, ad esempio); rinuncia al verde, per dare opportunità alle auto di produrre più inquinamento.Una controproposta l’avevamo già prodotta in campagna elettorale. Ma i voti non sono venuti, forse perché nessuno nella nostra lista ha adottato i metodi descritti molto bene dal prof. Colitti, sui quali si chiede (ma invano, in questo pantano del senso civico) che si faccia finalmente chiarezza. La proposta consisteva nell’abbattimento della struttura del campo sportivo, la cui pista di atletica è stata asfaltata per far circolare i furgoni all’interno dello stadio nel giorno del mercato settimanale il giovedì. La struttura sportiva, senza effettuare altre colate di cemento, avrebbe trovato spazio altrove (a Trinità, per esempio?). In seguito al recupero a zona verde e a parcheggi dello spazio destinato attualmente a questo simulacro dello sport, si sarebbe creata una zona attrezzata anche per il mercato settimanale, da sfruttare solo il giovedì. Si immaginava una festa di consumatori e commercianti, tra rivoli di acqua e verde, con bagni pubblici ben tenuti e percorsi riparati dalla pioggia e non scoscesi, con servizi di navetta da e per il centro. Invece, per tenere fede al tipo di azione amministrava descritta dal prof. Colitti, si preferisce distruggere un’area verde, anziché crearla. E a tutti i clarinetti Orwelliani diciamo che presto le nuove generazioni vi ringrazieranno per la costante opera di divulgazione delle verità parziali: la crisi del commercio nel centro di Sala Consilina, infatti, non si risolve con una colata di cemento, come si vuole far credere. Ma noi che non imitiamo Titiro (e forse a danno della nostra salute) fin quando avremo la forza di gridare la nostra verità e fintanto che ci sarà concesso farlo con tutti i mezzi legali a nostra disposizione, diremo che Via Giannone somiglia molto ad un orinatoio pubblico per il puzzo che da esso promana, che vi è bisogno di pulire le strade di Sala Consilina e le scale di accesso alla piazza e che bisogna vigilare che nelle campagne e sulle colline non si commettano abusi edilizi e non si inquinino i terreni. Ma chi  dovrebbe fare ciò, se tutti sembrano dormire sonni tranquilli “sub tegmina fagis”? E non vi siete mai chiesti dove andrete a riposare quando avrete finalmente tagliato tutti gli alberi del vostro reame, che qualcuno dice fondato su molteplici colate di cemento? Il vostro ipotetico patto scellerato, che molto somiglia agli accordi sottobanco che si prendono
nelle zone ad alta densità di cultura mafiosa, alla fine potrebbe anche farvi perdere il sonno. A meno che non troverete più fresca l’ombra di una colonna di cemento armato rispetto a quella dei rami di un faggio.     

 

Un pensiero su “Sala Consilina: parcheggio multipiano in Via Roma

  1. ERRATA-CORRIGE: “sub tegmine fagi”.
    Nella foga dell’esposizione delle idee sul parcheggio e con un ricordo molto lontano delle Bucoliche di Virgilio, ho sbagliato un ablativo e un genitivo in “sub tegmine fagi” (insomma, un disastro!). Spero il lettore mi perdonerà e vorrà considerare il rischio che si corre quando non si ha più contatto con una lingua da anni. Le intenzioni erano quelle di mettere in correlazione un’immagine tratta dalle Bucoliche con il dolce dormire delle istituzioni.
    Per farmi perdonare riproduco qui i primi 5 versi della prima ecloga delle Bucoliche, con relativa traduzione.
    Testo originale
    Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi
    silvestrem tenui musam meditaris avena;
    nos patriae fines et dulcia linquimus arva;
    nos patriam fugimus: tu, Tityre, lentus in umbra
    formosam resonare doces Amaryllida silvas.
    Traduzione
    Titiro, tu riposando sotto la chioma di un ampio faggio
    studi sull’esile zampogna una melodia silvestre:
    noi lasciamo i confini della patria e i dolci campi
    Noi fuggiamo dalla patria: tu, Titiro, riposando nell’ombra
    fai risuonare le selve del nome della bella Armellide.

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