Fort Apache: e ora l'Università!! (atto sesto)

Aldo Bianchini
“E ora bisogna attaccare l’Università…ci vuole un colpo secco e sicuro….senza possibilità di appello…”; sembra (il condizIonale è d’obbligo) che più o meno così si sia espresso, in una riunione molto riservata, il presidente Cirielli con i suoi più stretti collaboratori dopo il brindisi per il successo del CSTP che ha prodotto più risultati sul piano mediatico che su quello concreto. Anche Cochise (capo degli apache-chiricahua), avendo intuito che al colonnello Thursday potevano giungere aiuti concreti dal vicino forte, decise di passare subito all’attacco di quest’ultimo caposaldo perchè avrebbe isolato definitivamente Fort Apache riducendolo a preda più semplice da conquistare. Oltretutto Cochise, ben sonsigliato dal figlio di Geronimo, ottenne anche l’inconsapevole aiuto del maggiore Wilkins, che si era fermato per qualche giorno in un fortilizio da campo a metà strada tra i due forti, posto com’era nella condizione di non poter chiedere più gli aiuti sperati e costretto a fare da paciere tra Cochise e l’Alto Comando Militare. Dopo la caduta di Fort Apache, però. Nella stanza del Presidente tacciono tutti, nessuno crede alla realtà di quelle parole. Qualcuno abbozza una domanda: “Scusa Presidente, ma all’Università pochi giorni fa hanno rinnovato il mandato per la terza volta al rettore Pasquino e quindi….” . Nella sala cala il gelo, ma è solo un attimo. Prende decisamente la parola il capo del PdL che con risolutezza dice: “Ha ragione il Presidente. E’ vero che l’Università ha votato, ma è altrettanto vero che il nuovo mandato del Rettore comincia soltanto il 1° novembre prossimo e, quindi, il Ministro ha tempo di firmare il decreto di nomina fino alla fine di ottobre. Se pensate che entro il mese di luglio sarà varato il d.l. di riforma dell’Università e che il d.l. prevede l’impossibilità di un  terzo mandato ovvero l’impossibilità di fare il Rettore per più di sei anni il gioco è fatto. Pasquino sarebbe al terzo mandato e, comunque, fa il rettore da otto. Se il ministro non firma il decreto prima dell’entrata in vigore del d.l. bisognerà votare nuovamente all’Università di Salerno. E il PdL ha già pronto l’asso nella manica per conquistare finalmente l’università che da quando è sorta è stata sempre in mani avverse. E poi non sottovalutate la presenza di Moscatiello (sindaco di Baronissi, a metà strada tra il Comune e l’Università) che può, comunque, assicurarci la pace dopo lo sfratto”. A questo punto il silenzio assordante diventa davvero tombale. Mi viene un dubbio, vuoi vedere che il patto di ferro è già in atto all’insaputa di tutti; soprattutto di Thursday che continua ad occupare le sue stanze e ad automagnificarsi anche con la promessa di arte e commerci con gli Apache. Probabilmente il figlio di Geronimo prima ancora di consigliare a Cochise l’attacco al forte vicino aveva già raggiunto Wilkins nell’avamposto e con lui aveva patteggiato la pace successiva; ma la storia su questo non dice niente di sicuro. Sappiamo solo che “John Martin”, mitico trombettiere di Custer, che in quei giorni topici si trovava a Fort Apache, andò anch’egli dal maggiore Wilkins (e forse anche presso l’Alto Comando) prima di aggregarsi con il grande generale a Little Big Horne a pochi giorni dall’attacco da parte di Cavallo Pazzo (capo dei Sioux) e di Due Lune (capo dei feroci Cheyennes). La regia, come sempre, è nelle mani dell’Alto Comando; militare nel caso di Fort Apache, politico-romano nel caso dell’Università.

Un pensiero su “Fort Apache: e ora l'Università!! (atto sesto)

  1. Non sarebbe certamente un male assistere ad una fase di rinnovamento imposta dall’alto, come ci spiega Bianchini. Certo che dare fiducia col voto ad un personaggio pluri-indagato, il quale ha avallato almeno una vicenda concorsuale poco limpida e ha effettuato una modifica di statuto in extremis non una, ma due volte, per poter godere dell’epiteto di magnifico, non è un atto eticamente encomiabile. E’ vero, però, che non tutti i docenti dell’Università di Salerno leggono assiduamente “dentroSalerno” e quindi, forse, non sono aggiornati su questi fatti. Siamo di fronte ad un fallimento etico-sociale in piena regola: una Little Big Horn della cultura locale. Speriamo che almeno un John Martin, dopo l’ultimo squillo di tromba, riesca a sopravvivere a questa strage del buon senso.

I commenti sono chiusi.