Stesso fatto: diversità umane

  Salvatore Ganci

Tre personaggi con un tasso alcolico superiore al limite fissato per Legge e tre reazioni diverse. Tre mesi fa (circa) un “noto” medico del Levante, beccato da una pattuglia e sottoposto al test dell’etilometro si giustifica dicendo agli Agenti che lui era “un serio e responsabile professionista e quindi poteva permettersi un goccetto in più”. Questo serio professionista (così si è definito) ha più volte scritto alla rubrica delle Lettere al “Secolo XIX” per sostenere le sue “legittime” ragioni. Ieri la TV ci offriva in simultanea altri due casi (sorvolando sulle patenti ritirate il sabato notte). Uno è in evidenza anche sul nostro quotidiano. Un prete, fermato da una pattuglia e risultato “alticcio” (secondo il Codice della Strada) si giustifica dicendo che “ha celebrato quattro messe” (e quindi è normale che abbia sorseggiato quattro goccetti di vino buono) forte del suo alto ruolo esplicato in ambito sociale, propone immediato ricorso al Giudice di Pace … In quanto leggo trovo un pizzico di humor del Giornalista per un caso che si commenta da sé come il primo. Poco dopo si apprende anche che un giovane di Imperia (stesso tasso alcolico del nostro “Reverendo”) per senso di colpa e vergogna per il ritiro della patente, torna a casa e si toglie la vita. Caso risolto: qui non ci sarà sicuramente ricorso al Giudice di Pace e/o “Lettere al Secolo XIX”. Mi pongo un quesito: le Leggi (giuste o sbagliate) sono uguali per tutti o il Reverendo ha canali privilegiati (sicuramente) al di sopra delle Leggi degli uomini? Spero sia reso pubblico l’esito del ricorso e le motivazioni del Giudice di Pace: saranno un esempio altamente educativo per i nostri figli sia in un caso che nell’altro.