Sexigate. Franceschini migliora, il resto del carro frana

 Michele Ingenito

Parlando a Ferrara, la sua città natale, il leader del PD Dario Franceschini snobba, a domanda, i pettegolezzi sul “Sex-Tormentonecontinua” dell’antagonista Silvio Berlusconi. E devìa altrove, sui fatti della politica (era ora) considerazioni, critiche, commenti. Com’è giusto che sia. L’ha capito, in ritardo e ad amaro prezzo (bruciante sconfitta elettorale). Ma l’ha capito. Diversamente dagli altri, dai potenziali alleati e dai suoi stessi amici di partito. Che picchiano duro. Chi con subdola, baffina perfidia; chi con esplicite illustrazioni e riferimenti ad atti di indagini piccanti in corso; chi con ipocrita e malcelata rabbia da sacra inquisizione; chi per confessione, chi per esigenza di mercato visto che basta poco sul tema sesso per stuzzicare il prurito tutto italiano della curiosità a fini commerciali. Perché più i buoi parlano dell’asino, più le edicole si affollano dei medesimi.Ora, non vorremmo suggestionare il lettore con atteggiamenti taciti o di superficiale valutazione sui fatti che sono o sarebbero così come veline o aspiranti tali avrebbero descritto agli inquirenti baresi. Il lavoro di questi ultimi va rispettato fino in fondo, perché chi lavora per la legge e per legge, ha i suoi obblighi e i suoi percorsi. E, nonostante qualche fuga di notizie incontestabile, quando c’è di mezzo la politica, è cosa praticamente inevitabile.Fossimo, però, Berlusconi, azzereremmo tutto e andremmo di nuovo a votare. Questa volta gli Italiani lo santificherebbero! Ma, poi, cosa farebbe un parlamento privo o quasi di opposizione? Perché, sempre gli Italiani, ne hanno le scatole piene di questa maniera tutta paesana, da bar di periferia, di attaccare l’avversario su fatti e comportamenti privati che non hanno nulla a che vedere con la politica. Qualcuno dirà che un premier deve rispettare l’immagine del paese che rappresenta. E, quindi, non è tollerabile che di lui si dica o si dimostri l’esuberanza testosteronica fuori dalle righe. Quelle convenzionali e tradizionali. Alla Prodi, per intenderci. Al quale, da questo punto di vista,va tutta la nostra autentica e sincera stima. Ma le due cose non c’entrano. Perché il colmo della ipocrisia dell’area di centro sinistra, politicamente e culturalmente permissiva sul piano del costume e, quindi, perfettamente in sintonia con il Berlusconi-lumbàrd del “ce l’ho duro”, consiste proprio in questo. Scavare, scavare e poi scavare nelle presunte fuitine o trasgressività di un uomo dalle risorse economiche infinite, al posto del quale quei medesimi detrattori farebbero (e fanno) molto peggio. Per concezione culturale e di costume delle proprie tradizioni e della propria educazione. Altro è il richiamo, diremmo obbligato visto il tam tam mediatico quotidiano, della Chiesa. Un atto dovuto, quello di chiedere spiegazioni al premier, di cui Bertone o chi per lui avrebbe fatto volentieri a meno.Insomma, siamo nel mondo della finzione più piena ed irritante, che spinge gli Italiani a simpatizzare sempre di più per il Berlusca. L’ha capito Franceschini. Possibile che non lo capiscano gli altri? Quanto al giudizio della stampa estera, è vero; si prende posizione contro il premier italiano. Ma lì ragionano come se in Italia ci si comportasse come da loro. Nel qual caso, sì, che Berlusconi si sarebbe dimesso. Ma da noi è diverso. Purtroppo. E gli Italiani, che stolti non sono dopo tutto, intuiscono bene la finalità politica dell’attacco personale per abboccare e mollare. Certo, fin quando Silvio Imperatore ce la farà a resistere sul piano fisico e psicologico, ma soprattutto anagrafico, D’Alema e soci dovranno rassegnarsi agli effetti controproducenti della diatriba polemica e pettegolaia. Poi, quando tutto sarà finito, l’esercito di corvi che, anche dal di dentro del PdL sorvola e studia dall’alto la situazione, si fonderà a picco in cerca di nuove alleanze e nuovi rapporti di forza. Un tempo lontano, giura Berlusconi, ma che, d’ora in poi, dovrà attingere a piene mani alla propria forza interiore. Per resistere, resistere, resistere.