Ragazzo distratto e svogliato? Forse solo dislessico

 Maria Teresa de Scianni

(Pres. Osservatorio Nazionale sul Diritto di Famiglia

 Avvocati di Famiglia – Sez. di Salerno)

Sono ragazzi invisibili, o quando va meglio “fastidiosi”!!! si distraggono, non ascoltano, non riescono a ripetere fluidamente e con terminologia appropriata quanto hanno ascoltato quando hanno seguito una lezione interessante! Non parliamo della difficoltà di ripetere ciò che non interessa!!!Diceva Aristotele che il cervello del fanciullo appena nato è una tabula rasa, come una tavolozza di cera sulla quale si imprimono indelebilmente tutte le emozioni,  le esperienze e le conoscenze che di giorno in giorno vive e recepisce. La tavolozza sulla quale si imprimono le sensazioni e i messaggi che vengono dati ad un bambino dislessico, in una piccola parte del cervello, è come fatta di sabbia… sulla quale si scrivono le parole, “i messaggi” ma immediatamente scompaiono all’arrivo di un’onda che cancella ciò che era stato scritto ecco perché non riescono a seguire a lungo un discorso troppo articolato, ecco perché si distraggono, perché è umanamente impossibile ascoltare e capire se non si ricorda ciò che è stato detto prima è come sentire un’audiocassetta rovinata, dove mancano intere frasi, interi periodi sfido chiunque  a capire, benché persona intelligente!!!Chi di noi è capace di ascoltare e capire un discorso di un giapponese se non chi ha studiato “il giapponese”?Eppure ad un bambino dislessico si chiede di ascoltare, di sforzarsi di seguire e stare attenti, ma come si fa a stare attenti se non si riesce a seguire ciò che dice la maestra?Impropriamente si ritiene che il dislessico sia colui che inverte le vocali o non riconosce le consonanti e le confonde sì, indubbiamente è anche questo, ma non solo! Esistono forme di dislessia meno evidenti, potremmo  dire “border line” in cui il bambino non ha una forma grave di “disturbo dell’apprendimento” come viene definita la dislessia, ma è tale da non riuscire comunque a vivere la realtà e la quotidianità scolastica come gli altri bambini. Qual è la reazione comune e più scontata in questo bambino: isolarsi dal contesto, rifugiarsi in un proprio mondo, nel quale nessuno gli chiede di “capire” e di “ascoltare” una lingua sconosciuta, un discorso incomprensibile ma un mondo fatto, piuttosto, di personaggi a lui più familiari e più “amici i personaggi del suo immaginario, dei suoi fumetti preferiti con i quali interagisce in una sorta di “fumetto mimato” dove lui è il protagonista e dove parla e ascolta una lingua familiare!Ecco che si mette a giocare con una penna, che in quel momento è diventata un aeroplano o con una gomma che è una macchinina da corsa che fa scorrere su un righello la pista! “Perché non ascolti?” gli si chiede, una volta, due volte, tre volte e lui sempre, ogni volta, fissa sgomento la maestra con gli occhioni pieni di lacrime perché non sa “il perché” gli succede questo, sa soltanto che non essendo in grado di capire quello che lei stava spiegando improvvisamente ha avuto paura e si è rifugiato nella fantasia di un mondo esclusivo che lo protegge in quanto lo fa sentire “protagonista della sua vita” e non “interlocutore assente”!!!E’ così che quel bambino si sentirà inadeguato, incapace, quasi “colpevole” per non essere riuscito a fare e a dare alla maestra quello che lei chiede e la maestra ne ha parlato con la mamma e la mamma lo ha rimproverato, a sua volta, perché invece di ascoltare, lui, in classe, si distrae e “dà fastidio”!!!Se solo fossimo capaci di leggere oltre l’apparenza, se fossimo capaci di chiederci perché un bambino normodotato, intelligente ed educato non ha anche la “volontà di ascoltare” e di fare ciò che gli si chied.Se solo fossimo in grado di capire che quel suo “fare il buffoncello” è solo una richiesta di aiuto, è un modo per sentire che esiste e che anche lui sa fare qualcosa, che anche lui ha successo “in qualcosa” come gli altri bambini.La scuola e la società non sono preparate rispetto al problema “dislessia”, ci  sono ancora troppi errori di valutazione e troppa superficialità ma , ciò che è peggio, c’è ancora troppa poca volontà e senso di responsabilità! Eppure se ricordassimo che molti “grandi” della storia erano “dislessici”.Leonardo Da Vinci, Albert Einstein, Walt Disney così come uomini e donne di successo benché meno importanti. Woopy Golberg, Robin Williams, Mel Gibson, Tom Cruise e tanti altri che hanno saputo dimostrare al mondo che non bisogna necessariamente saper leggere e scrivere come fanno tutti… per imparare a leggere e scrivere!!! Che l’uomo ha tali capacità compensative che può riuscire, se aiutato a riconoscere il problema, a superarlo e vincerlo perché vincerlo si può, basta dare fiducia e trovare la soluzione, il famoso percorso alternativo!!! Chi ripaga di tanta frustrazione e di tutto il senso di inadeguatezza ed incapacità che pervade la mente e il cuore di un bambino dislessico?Chi potrà mai capire fino in fondo quali solchi profondi nel suo animo abbiano tracciato i continui rimproveri perché non è stato capace, perché non ha avuto volontà di ascoltare, mentre quel bambino la volontà ce l’ha messa proprio tutta!!!Naturalmente tutto ciò si traduce molto spesso in grandi complessi, in una forte condizione di bassa autostima che porta il dislessico a rinunciare al tentativo di fare qualcosa, un gioco con altri bambini… monopoli o il paroliere… perché gli toccherà leggere o ascoltare parole che non hanno, per lui, un suono ed un significato conosciuto, non sono comprensibili e allora bisognerà dire “non ho capito” e ci sarà sempre qualcuno che gli dirà “ma com’è possibile che non sai cosa vuol dire” ma allora sei “scemo” o, nella migliore delle ipotesi, “ma con te non si può giocare non sei capace nemmeno di leggere!!!” Chi aiuterà quel bambino???A volte c’è una famiglia, una madre o un padre attenti, che intuiscono qualcosa e chiedono aiuto, ma è dura!! È come lottare contro i mulini a vento o come tentare di sfondare un muro di gomma tutto è rispedito al mittente!!!Facciamo qualcosa per aiutare i nostri ragazzi! Sono intelligenti come e, molto spesso più degli altri, ma se li abbandoniamo o se ci limitiamo ad aspettare che “gli altri ci aiutino a riconoscere e risolvere il problema” è una battaglia persa in partenza e avremo soltanto contribuito a dare ai nostri figli la netta sensazione di non essere adeguati a questa società, di non essere “all’altezza” delle aspettative  comuni e li avremo aiutati a sentirsi emarginati, falliti, frustrati. Non è difficile intuire cosa può diventare un ragazzo che non crede in sé stesso, cosa può scaturire da tali considerazioni di sé, noia, abbandono, demotivazione in ogni attività intrapresa, se non proprio violenza, reazione a tutto ciò e contro tutti coloro che non lo  capiscono e non avvertono il suo disagio e non riconoscono in lui il suo potenziale potrebbe essere uno scienziato, un inventore, un astronauta… o semplicemente un uomo che ha tanto da dare, una grande sensibilità, grandi intuizioni e abilità, grande umanità e coraggio, tanta, infinita volontà se solo qualcuno lo avesse aiutato a capire che non  è  meno intelligente o meno capace, è solo un ragazzo che ha bisogno di un “traduttore” per poter imprimere i messaggi che riceve, non sulla sabbia, dove un’onda li cancellerà facilmente, ma su una tavolozza di cera affinchè rimangano scolpiti nella mente come scolpita nella mente rimanga la consapevolezza del proprio valore, che offra calore ad un cuore di bambino, troppo a lungo “ignorato” perché distratto non era lui, ma distratti erano tutti coloro che erano con lui,  eppur lontani da lui e dal suo mondo!!!

Una madre

                    Maria Teresa de Scianni

                                (Pres. Osservatorio Nazionale sul Diritto di Famiglia

                                            – Avvocati di Famiglia – Sez. di Salerno)             

                                                  

 

                      

6 pensieri su “Ragazzo distratto e svogliato? Forse solo dislessico

  1. Gentile Autrice, è nella duplice veste di Counselor e di mamma che mi permetto di scrivere.
    Come Counselor Le rispondo che, purtroppo le istituzioni scolastiche non hanno al loro interno una fogura professionale in grado di riconoscere le varie manifestazioni del disagio. Molto peggio, spesso i docenti, pur non possedendo i necessari strumenti, si permettono valutazioni sulle capacità cognitive dei bambini,ritardando(o impedendo) di fatto una corretta diagnosi delle problematiche, che spetta solo ed unicamente al Medico Specialista in Neuropsichiatria infantile.Come mamma riporto la mia esperienza, vissuta quando mio figlio frequentava la prima elementare. A scuola,mi riferivano le insegnanti, era spesso distratto e svogliato. Il medico scolastico aveva “appurato” che non aveva problemi alla vista e all’udito, pertanto le insegnanti propendevano,in accordo con questo illuminato dottore, che mio figlio potesse soffrire della “sindrome da iperattività”. Dopo un momento di sconforto che solo chi è genitore può comprendere, abbiamo svolto tutti gli accertamenti del caso. Risultato: mio figlio era ipermetrope con 3/10 di vista all’occhio sinistro, deficit compensato dall’ occhio destro ma, soprattutto, da “doti” intellettive ipersviluppate che gli avevano permesso di apprendere nonostante la sua patologia. Appariva distratto e svogliato perchè, a sei anni, le lezioni erano per lui “banali”. Oggi a 12 anni ha già pubblicato due articoli su rivista internazionale in ambito fisico-imformatico. Se avessimo seguito i “consigli” di medico ed insegnanti oggi mio figlio sarebbe dipendente da psicofarmaci e non penso proprio che avrebbe sviluppato le sue potenzialità. Soprattutto quando si è spaventati occorre chiedere aiuto a chi è davvero in grado di fare diagnosi e curare, solo i medici specialisti possono aiutare.
    Giovanna Rezzoagli, Counselor Tirocinante

  2. Cara Sig.ra Rezzoagli,
    mi fa piacere che abbia letto il mio articolo che non voleva essere di accusa “infondata” magari per il piacere di “fare notizia” o il gusto di parlar male di qualcuno o qualcosa.
    La Sua risposta, per la verità, mi lascia un attimo perplessa perchè credo di non essere stata compresa.
    Io ho naturalmente fatto visitare mio figlio da tutti gli specialisti che, di volta in volta, mi sono stati indicati, compreso il neuropsichiatra infantile, ma le assicuro che se non fossi stata particolarmente tenace e attenta alle qualità di mio figlio (che in certi ambiti ha quoziente intellettivo 170) con una media di 130, e soprattutto se, a furia di girare, non avessi trovato sul mio cammino un medico foniatra che ha diagnosticato tale disturbo nella misura del 5%, (e ciò solo in 2° media) mio figlio sarebbe ancora un frustrato e un bambino convinto di non essere capace di imparare e di ascoltare come gli altri compagni, benchè posso dire che alla sua età (12 anni) aveva già superato da solo il suo problema dal punto di vista strettamente tecnico pur mantenendo un senso di inadeguatezza e insoddisfazione.
    Dopo mie sollecitazioni e dopo aver fatto nascere “il caso” nella scuola media di mio figlio, il Preside ha coinvolto le insegnanti ed ha scoperto che tra loro c’era una docente che aveva già i requisiti richiesti (per titoli e competenze acquisite) per diventare la referente per la dislessia nell’ambito del plesso scolastico.
    Da qui, la storia è presto raccontata… abbiamo organizzato due giornate di studio e approfondimento per docenti e genitori sulla dislessia e le tecniche per riconoscerla, sottolineando, comunque, che al sospetto del docente DEVE SEMPRE seguire un accertamento da parte di un medico specialista, magari un foniatra e poi un neuropsichiatra infantile.
    I genitori ci hanno ringraziato e i dirigenti scolastici di altri Istituti superiori hanno chiesto la nostra collaborazione come tutor (naturalmente gratuitamente!!!) per corsi di formazione ai docenti e alle famiglie… Avevamo colto nel segno!
    E’ importante che i genitori sappiano che la dislessia non è una patologia nè un handicap ma solo una differenza, che richiede, da parte degli insegnanti, soltanto l’applicazione di alcuni strumenti compensativi (la calcolatrice, il computer a casa, interrogazioni programmate, l’esonero dalla scrittura sotto dettatura e poche altre cose) sì che il bambino sia nelle condizioni di seguire ed imparare esattamente come gli altri suoi compagni e non si senta un diverso, ma soprattutto è indispensabile che sia il bambino che i suoi compagni sappiano di cosa lui ha bisogno e che lui, come gli altri, è intelligente e capace di fare e di imparare!!! Ciò è importante ai fini della sua autostima e della sua integrazione migliore nel contesto classe!!!
    Però, perchè questo sia possibile, è necessario che la scuola e, nello specifico, gli insegnanti e i loro dirigenti, assumano l’impegno di approfondire lo studio di tali disagi e non facciano come quelli di suo figlio, che al primo superficiale controllo, con estrema faciloneria e disinteresse per le reali esigenze di un bambino, decretarono trattarsi di “iperattività” lì dove c’era invece disinteresse perchè dotato di intelligenza superiore!
    E’ ovvio che non tutti gli insegnanti sono “assenti” o “distratti”, anzi, molti sono quelli che si chiedono il perchè delle cose e vogliono andare a fondo e all’origine dei problemi perchè hanno a cuore il bene dei loro alunni, e questi insegnanti sono tanti, forse la maggioranza, ma resta il fatto che non hanno gli strumenti per approfondire le loro conoscenze perchè questi non vengono loro forniti e non ritengo che debbano essere i genitori a dover compensare questa mancanza liddove a loro, soprattutto, è dato riconoscere determinati disturbi o particolarità che sono legate alle prime tecniche di lettura e scrittura.
    Comunque, come Lei, concordo sul non preoccuparsi troppo e subito ma sicuramente invito a tenere gli occhi aperti e, soprattutto, a non fermarsi alle prime valutazioni, e in ogni caso a non temere alcuna risposta in quanto tutto si risolve se affrontato con volontà e competenza ma soprattutto con AMORE e quello di una madre, come Lei giustamente ha fatto osservare, vince su tutto e su tutti!
    grata!
    avv. Maria Teresa de Scianni

  3. Le ricerche degli ultimi 20 anni stanno dimostrando che alla base dei disturbi dell’apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia, iperattività, disturbi della memoria e dell’attenzione in genere)ci sono difficoltà di integrazione emisferica sensoriale e corporea (destra-sinistra, alto-basso, davanti-dietro), che si manifesta per il 99% nelle persone che hanno saltato la fase del gattonamento (cioè dell’attivazione incrociata dei due emisferi), o che hanno subito forti stress a un qualche livello per cui le connessioni neuronali faticano ad attivarsi. Tutte le attività che mirano ad alleviare lo stress legato all’apprendimento producono miglioramento, e alcuni movimenti mirati (quelli di Brain Gym sono specifici per questo) ripristinano in breve – e in modo permanente nel tempo – le capacità di base di lettura, scrittura, movimento coordinato ecc ecc.con risultati a volte sorprendenti sia nei bambini che in adulti precedentemente “etichettati”. Le etichette e le diagnosi aiutano spesso a definire il problema e in questo senso ad alleviarlo facendolo per lo meno riconoscere, ma il ricorso solo a strumenti compensativi mi pare riduttivo rispetto alla problematica reale dei disagi di apprendimento, che hanno bisogno di essere affrontati anche in altro modo.

    I percorsi alternativi sicuramente aiutano, ma è importante che le persone possano sperimentare di essere in grado ANCHE DA SOLI di riuscire a leggere e scrivere con piacere e di poter SCEGLIERE se utilizzare poi gli strumenti compensativi o continuare a fare da sè.

    Quello che sta alla base dei disturbi dell’apprendimento è la difficoltà – soprattutto in situazioni stressanti – di far funzionare in modo armonico occhi-orecchie-mani e gambe, facendo saltare le connessioni tra i due emisferi che servono per leggere, scrivere, calcolare e muoversi . Di conseguenza, calo dell’autostima, ulteriore stress, disagi psicologici ecc ecc.

    E’ per questo che – appena viene diagnosticata la dislessia – si nota subito un miglioramento generale: ragazzi genitori e insegnanti smettono di far pressione perché prendono atto di un disagio reale. Immediatamente anche solo questa presa d’atto crea benessere e ripristina le funzioni di base.

    Brain Gym® permette di reintegrare queste connessioni in modo molto rapido e permanente nel tempo, e permette ai ragazzi (ma anche a molti adulti) di recuperare un buon rapporto con la lingua scritta, con la scrittura a mano e in corsivo, con i calcoli e con le abilità fisiche che stanno alla base di ogni gesto quotidiano (dalla postura, alla capacità di star seduti per molto tempo,o di muoversi con scatto quando serve).

    I corsi base di Brain Gym, che si può sperimentare anche in occasione dei corsi-vacanza per le famiglie in Toscana nelle feste di natale, sono sempre molto piccoli (dalle 4 alle 8 persone), sono estremamente operativi e facilmente seguiti anche da bambini di 6 anni, perché lavoriamo sempre su specifici obiettivi individuali.

    Il concetto è: con gli occhiali ci vedo meglio, ma posso ritrovare il gusto di vedere anche ocn i miei occhi!!

  4. Gentile autrice, leggendo la sua lettera sto praticamnte rivivendo il mio calvario. Mio figlio frequentante quest’anno la prima media ha cominciato con tanto entusiasmo la nuova scuola, ma si e’ immediatamente ricreduto quando sono cominciate le prime delusioni nei voti. Studia e studia ore infinite nel pomeriggio, ma i suoi rendimenti sono sempre scarsissimi, e come per incanto sono cominciate le solite lamentele che si fanno in questi casi: Si distrae continuamente! Si muove continuamente!Non porta a termine i compiti in modo corretto! E’ lento a copiare dalla lavagna e fa perdere un sacco di tempo alla classe!
    Cosi, io e mio marito, oramai esausti dalle continue lamentele lo abbiamo fatto controllare da un noto specialista, ritenuto il migliore in Italia, ed e’ emerso essere affetto da “borderline cognitivo” collegato a “discalculia”.
    Pero’ i problemi non sono finiti, anzi, sono aumentati.Per prima cosa abbiamo dovuto subire le umilianti parole della Dirigente Scolatica della scuola di mio figlio, che mentre esaminava la diagnosi esclamava: “Ma come ha fatto la scuola primaria di suo figlio a promuoverlo in prima media? Alla nostra domanda del pereche avrebbe dovuto farlo, la Dirigente ci ha risposto che loro i ragazzi con quelle diagnosi li bloccano, anzi ha usato anche l’espressione che li fermano, tanto quelli sono ragazzi che con le loro problematiche non andranno oltre la terza media. Noi gli abbiamo detto molto incisivamente che non eravamo assolutamente d’accordo con la sua ideologia altamente discriminante, e lei ci ha risposto che tanto a quale scuola superiore potrebbero mai iscriversi ragazzi cosi. Le abbiamo risposto per le rime, e restavamo in attesa di sua risposte per un programma differenziato per “l’incomodo”della scuola.
    Nel frattempo pero’mio figlio ha cominciato ad agitarsi maggiormente (dopo molteplici offese da parte di alcuni professori che lo offendevano di non saper fare le addizioni, le sottrazioni, di avere una pessima scrittura, di essere lento, e che dovrebbe stare meglio in terza o al massimo in quarta elementare, e che tanto con i suoi presupposti lo avrebbero sicuramente bocciato) questo tutto davanti agli alunni. Che ora si sentoni in diritto di sfotterlo e prenderlo in giro anche in palestra dove lui e’ molto goffo, e dove e’ scoppiata maggiormente la sua protesta, visto che lo sfottono e nessuno prende le sue difese.Si e’ agitato perche canterella, risponde ai professori, ai compagni, li imita creandoci grossi problemi con i docenti e con la Dirigente. Pero’ se penso a cio’ che gli hanno sempre detto sino ad oggi, penso che lo abbiano proprio esasperato. Spero con tutto il cuore che si calmi nuovamente, altrimenti ci vedremo costretti a cambiargli scuola, e questa volta una piu’ sensibile verso questi ragazzi ed i loro problemi. Perche’ a differenza di cio’ che pensa il nostro Dirigente Scolastico questi sono bambini normalissimi, affettuosissimi anche, se trattati con rispetto.
    La saluto molto cordialmente e spero di sentirla presto.

  5. Gentile autrice stamattina andrò nuovamenta a scuola per ascoltare sempre la stessa stria che dura ormai da quando mio figlio andava all’asilo.il mio bambino ha sei anni e frequenta la prima elementare,ma da quando andava all’asilo mi dicevano che ogni tanto si assentava era disinteressato a ciò che accadeva intorno a lui.vorrei dirle che lui è un bambino estremamente sensibile ,dolce e affettuoso sa scrivere ,ha un vocabolario forbito e un modo di raccontare bellissimo ,ma la maestra ancora oggi mi dice che ogni tanto mentre lei spiega lui gioca con le penne ,è lento nell’esegiure i compiti ma che se gli chiede cosa stava dicendo, lui sa perfettamenta rispondere .io adesso vorrei chiederle è il suo ,un disagio scolastico oppure potrebbe avere qualche problemino di quelli che lei ha citato?La saluto cordialmenta e spero che mi risponda presto

  6. Gentile mamma,
    leggendo questo articolo mi sono molto commossa. Mio figlio è in terza media e purtroppo vive la dislessia come ha descritto lei. Purtroppo i professori non sono in grado di gestire la dislessia e spesso neanche noi genitori. Ad ogni colloquio bisogna sentire che il figlio è svogliato, non ascolta, non sa rispondere a semplice domande ecc.
    Questi alunni così “problematici” vengono timbrati come non capaci. E’ una vergogna!!!
    Grazie tanto del Suo articolo che vorrei fare leggere tanto a tutti i professori di mio figlio.

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