Cisl: a Roma tavolo ministeriale sulla vicenda Alcatel

Inizia a smuoversi qualcosa nella vicenda dell’Alcatel-Lucent di Battipaglia. Venerdì scorso, infatti, è avvenuta l’apertura ufficiale a Roma del tavolo ministeriale sulla vertenza dell’azienda della Piana del Sele. Erano presenti all’incontro anche i vertici dell’Alcatel Lucent Italy nella persona di Angelo Perucconi, le rappresentanze sindacali unitarie e quelle aziendali, i sindacati provinciali, regionali e nazionali Fim, Fiom e Uilm, le rappresentanze sindacali provinciali dei lavoratori somministrati Alai e Nidil. All’evento sono intervenuti anche l’assessore alla Ricerca e all’Innovazione tecnologica della Regione Campania Nicola Mazzocca e alcuni dirigenti del Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico in rappresentanza dei sottosegretari Scotti e Viespoli. Un tavolo lungo e partecipato inaugurato dall’azienda che, nella persona del dottor Perucconi, ha illustrato i due scenari precostituibili: la chiusura dello stabilimento di Battipaglia attraverso il licenziamento totale dei lavoratori somministrati e la vendita dello stesso a terzi, ipotesi auspicabile per la multinazionale anche per l’arginamento degli effetti sociali derivanti dal primo scenario in un territorio già economicamente svantaggiato. La strategia della azienda francese, infatti, è quella di mantenere un centro produttivo per area geografica e quindi i due stabilimenti italiani di Battipaglia e Trieste rappresenterebbero un costo da abbattere, giustificato formalmente in una lettera del management francese come “un’esigenza di ottimizzare i costi di supply chain”.Il segretario generale del Fim Cisl Emilio Lonati è intervenuto sull’insostenibilità dell’ottimizzazione dei costi di ‘supply chain’ perché già fortemente ottimizzati “data la presenza di lavoratori somministrati pari ad un bacino di circa 500 unità”, contestando la veridicità dell’affermazione secondo la quale i finanziamenti dell’Alcatel Lucent in Italia sarebbero stati ricevuti solo per l’area ricerca e sviluppo bensì per l’ammodernamento del sito produttivo, stante ad una interrogazione europea riportante dati in merito. Secondo il sindacalista cislino, la presenza di criticità finanziarie ed economiche sarebbe una forzatura bilanciata da una stabilità di fatturati e ordini rispetto alla Corporate, per cui indice di una volontà di non valorizzazione della quarta generazione e a tal proposito afferma che ” alla luce di un accordo del Governo con le Regioni sull’e-government sfugge il significato industriale della decisione della vendita, non essendo giustificata da dati critici a riguardo e a testimonianza dell’inevitabilità di tale decisione”. A seguire la repliche dell’azienda lungo un dibattito serrato intervallato dagli interventi dell’ Rsu Vincenzo Ferrara della Cisl, oltre che esponente del Sindacato europeo che ha chiesto la partecipazione ai tavoli da parte della multinazionale francese. Parole chiare e decise anche da parte dell’assessore regionale Mazzocca, il quale ha affermato che “non c’è un piano industriale per i prossimi quattro anni a fronte dell’eccezionalità del prodotto e dell’alta flessibilità garantita”. Questo preoccupa la Regione, “in quanto – conclude Mazzocca -, si tratta di subire la decisione di una scelta di politica industriale che farebbe sparire il settore delle telecomunicazioni nel Meridione”. Al tavolo è intervenuta anche la segretaria provinciale dell’Alai Cisl Giuseppina Petitti (nella foto), che ha fatto riferimento ai numeri dei lavoratori somministrati battipagliesi, all’incertezza del mantenimento del loro posto di lavoro e all’esiguità degli ammortizzatori sociali pur sottolineando le potenzialità del contratto di somministrazione circa gli aspetti attinenti la stabilizzazione dei lavoratori. A tal proposito la Petitti ha affermato che “un periodo relativamente breve utile a raggiungere il requisito di stabilizzazione si è dilatato fino a dieci anni e che l’azienda, dichiarando di non aver accettato finanziamenti per non assumere i lavoratori, ha espresso una posizione contrapposta alla stabilizzazione dei dipendenti ed orientata alla massimizzazione della flessibilità a fronte di una ottimizzazione dei costi di ‘supply chain’ costantemente avvenuta”.L’incontro si è concluso con i Ministeri che hanno invitano i vertici dell’Alcatel-Lucent  a congelare qualsiasi decisione per le prossime tre settimane e a riflettere su una soluzione alternativa conciliante con le posizioni sindacali, ipotizzando finanziamenti possibilmente utilizzabili e definibili eventualmente nel prosieguo e rimandando la discussione al prossimo tavolo ministeriale.