Il parco di Tammaro

di Rita Occidente Lupo

Da Tony Tammaro, alla Napoli di Bellavista. Con i trastulli del gioco e la brama di appartarsi. In cerca d’intimità, garanzia di lontananza da sguardi indiscreti. Qualcuno, già per il passato ci aveva pensato. E s’era attrezzato con quell’inventiva che ala la fantasia. Specialmente partenopea. Presa dalla perenne voglia d’arrangiarsi. Al momento. Come può e crede. Dalle timide coppiette, alle stagionate relazioni adulte. Dalla complicità delle tenebre, alla solarità mattutina. In cerca di penombra e d’ atmosfera. Il parco dell’amore. Una butade, per i moralisti che han gettato le chiavi dei lucchetti. Un’esigenza, per chi senza falsi pudori, non esita ad esternare confidenze. Un momento di relax, da trascorrere con la persona amata, a qualunque età. Ed in qualunque condizione. Ma con la garanzia di non subire violenze. Gl’incresciosi episodi, reiteramente riportati dalla cronaca, non invitano all’amore. Coppiette derubate, malmenate, vittime dei bulli di turno. Poco importa se autoctoni o immigrati. E mentre monta l’incertezza dello squallore “ad ore”, in gelide camere d’albergo, l’esigenza di uno spazio urbano, in cui potersi lasciar andare. Il parco dell’amore, che qualche città conia nel luogo più appartato, non senza rischi. Incustodito. Da Milano, le coordinate. Mini box, singoli, con tanto di servizi, affidati ad un gestore. Indignato il parroco della locale chiesa, che grida allo scandalo. Mentre il fedele custode, dal canto suo, tiene alto il tono della contesa “lavorativa”. Il ruolo gli compete. Bagnino di salvataggi amorosi. Tra scaramucce e querelle, una realtà sulla quale inutile frizionare non curanza. O allungare il collo, struzzescamente. Preferibili determinate aree urbane, con un minimo di custodia. Come per i profumati parcheggi a pagamento. Le coppiette neo- patentate, non eluderebbero curiosità, ricoverandosi in luoghi fuori mano. Senza timbrare cartellino o lasciare documenti, come in albergo, ma semplicemente  rilasciando generalità, senza essere schedati. Al diniego puritano, il proverbiale Totò “Ma mi faccia il piacere!”