Salerno: serata in onore di Elio Petri al Convento

Martedì 12 maggio, alle ore 20 serata in onore di Elio Petri, evento speciale della seconda edizione di “Quello che passa al convento”, promossa dal Convivio delle Arti dei Rozzi e degli Accordati, presieduto da Vito Puglia, con il contributo del Comune e dell’Ente Provinciale del Turismo di Salerno, del Pastificio Amato, della Centrale del Latte e di Salerno Energia e la collaborazione della web radio Unis@und, ospite di Marco De Simone gestore del Convento San Michele. “Elio Petri, appunti su un autore”, girato nel 2005 da Federico Bacci, Nicola Guarneri e Stefano Leone, inaugurerà  il tributo ad uno dei massimi registi italiani, seguito da una conversazione tra la moglie del cineasta Paola Pegoraro Petri, Alfonso Amendola e Marco Pistoia.  “Elio Petri: …appunti su un autore” è un film documentaristico uscito nel 2005 per la collana Real Cinema della Feltrinelli. Chi è Elio Petri? Nella quarta di copertina della confezione del DvD, viene definito come “uno dei quattro o cinque registi mondiali che abbiamo avuto”; e questa è un’affermazione assolutamente vera, come innegabile è quella che segue e cioè che Petri: “sia oggi pressoché dimenticato…”.Avvalendosi della preziosa collaborazione della moglie Paola, che nell’introduzione del libro allegato ‘Un amore lungo’ racconta di come una sera le piombarono in casa tre giovanotti con l’intenzione di realizzare un documentario sulla vita artistica del marito, il film è un sincero e appassionato tributo al cinema di questo grande autore, fatto cercando di “…ricomporre un puzzle le cui tessere sono sparpagliate per il mondo”. Dall’Assassino al progetto rimasto incompiuto ‘Chi illumina la grande notte’, il film ne ripercorre la carriera, ma grazie anche all’archivio privato messo a disposizione dalla moglie, con fotografie e super8, fornisce un ritratto misurato e discreto dell’uomo, la cui ammirazione riecheggia nelle sentite testimonianze di chi in quegli anni per amicizia o lavoro gli fu vicino, accomunate da un fondo di malinconia per la figura di un autore rimasto senza pari, ma soprattutto per una scomparsa troppo prematura, quando era il 1982 ed Elio Petri aveva solo 53 anni. Intellettuale onnivoro di formazione comunista, amante delle arti figurative e della letteratura americana, Petri nel cinema fu un autodidatta, non frequentò mai nessuna scuola di cinema, imparò il mestiere del regista dal fondamentale rapporto di collaborazione che ebbe con di Peppe De Santis, vero e proprio padre artistico per Petri. Dotato di un originale sguardo cinematografico e di un non comune senso del movimento della macchina da presa (Hello Dolly era il suo soprannome) che faceva di lui un regista anacronistico nel panorama del cinema italiano, i suoi film sono sguardi stimolanti e mai compiaciuti sulla schizofrenia contemporanea che avvolge le dinamiche che muovono la società, attraverso una coraggiosa capacità di rappresentazione, estrema, spiazzante, suggestiva, il cui unico limite era forse di essere del tutto in anticipo rispetto al tempo in cui vennero realizzati, ma che li rendono a distanza di decenni ancora attuali e moderni. Realizzare un documento su Petri e sulle sue opere, significa anche fornire uno spaccato sull’Italia di quel periodo. Il cinema di Petri esiste quando ancora in Italia esisteva un Cinema forza espressiva, vivo malgrado i dovuti distinguo, sfaccettato e intraprendente, quando i film segnavano, la settima arte era attraversata da un dibattito critico lontano anni luce dall’attuale morte cerebrale e il grande schermo non aveva ancora accusato la trasfigurazione in specchio fasullo e mendace. I diversi livelli che interagivano nella società erano più ricettivi ma allo stesso modo anche più attenti, si era ancora ben lontani dall’ottundimento generale dei nostri giorni, dallo sviluppo di frustrazioni sedative. Per questo motivo il talento di Petri era potuto emergere, e per le stesso motivo incontrava difficoltà ad ogni nuovo passo. Ricco di curiosità e aneddoti e impreziosito da alcuni brani estratti dalle pagine di “E tu chi eri?” di Dacia Maraini, purtroppo a questo bel documentario su Petri devono mancare le testimonianze dei suoi tre attori più cari: Marcello Mastroianni, protagonista de ’L’assassino’, cacciatore biondo ne ’La decima vittima’, “prete cattivo” in ’Todo Modo’; Salvo Randone, attore siciliano protagonista del suo primo capolavoro ’I giorni contati’ (ispirato alla figura del padre), interprete di ruoli chiave in molti altri suoi film e naturalmente Gianmaria Volontè, con cui Petri ebbe un rapporto contraddistinto da duri scontri ma anche da grande affetto. Volontè fu più di un alter- ego per il suo cinema, fornendo prove indimenticabili: dall’intellettuale incapace di comprendere il fenomeno mafia in ’A ciascuno il suo’, al commissario di ’Indagine’, l’alienato operaio Lulu di ’La classe operaia’ fino al “Presidente” di ’Todo Modo’. Dunque chi era Elio Petri? Un intellettuale atipico, un personaggio scomodo per certi versi. Un autore cinematografico che nella sua carriera ha vinto Oscar, Festival di Cannes, Globo d’Oro, Nastri d’Argento, premi al Festival di Berlino ecc. ecc., e che sembra essere stato buttato via. La domanda da cui gli autori sono partiti e che li ha portati alla realizzazione di questo documentario (che non ha l’obiettivo di rivalutarlo, “perché Elio Petri ha valore in sé”) è: perché i film di Petri sono irreperibili? Questa domanda aleggia nell’atmosfera alla fine del documentario, c’è chi parla di una nuvola di ingiustizia, chi non riesce a capire…