Feste Ebraiche: origini della Pasqua cristiana

 

Anna Maria Noia

Dopo la celebrazione della Pasqua cristiana, che deriva da radici ebraiche pur assumendo in sé tradizioni e magia urbana – scaramanzia – ritualità pagane, orfiche (con connotazioni greche e latine) insomma: laiche, quasi “dissacranti”, ci pare d’uopo, sembra “doveroso” – in un certo qual senso – volere ora approfondire, almeno un poco, un inveterato e quanto mai attuale “discorso” sulla religiosità ebraica al tempo (anche) d’oggi. Invero, l’osservanza rabbinica ebraica è ritualistica ma interessante, tutta da scoprire ed interiorizzare nel complesso e difficile mondo di questi tempi, alla mercè dell’estrema sintesi di culture massmediatiche e fluttuanti, altalenanti come (spesso) la nostra stessa fede cristiana.Innanzitutto tutti sanno (o dovrebbero sapere) che la più importante occasione ebraica di preghiera e meditazione (senza fare null’altro, e in questo ritroviamo una qualche – seppur lontana – “similitudine” con “l’anno sabbatico” dei professori universitari, allorquando si dedicano solamente alla ricerca e alla pubblicazione/divulgazione di testi, non all’insegnamento) è il Sabato, il cosiddetto “Shabbat”. Le feste ebraiche ricordano gli eventi narrati nella Bibbia (per gli osservanti rabbinici è “valido” solo il Vecchio Testamento) ma sono anche legate al succedersi delle stagioni e ad antiche tradizioni agricole e pastorali.Il calendario ebraico comprende cinque feste maggiori di origine biblica, che sono: le tre “feste del pellegrinaggio”: la Pesach – l’antica Pasqua, derivante da due termini: il “passaggio” dal Mar Rosso egiziano alla libertà della Terra Promessa o Esodo, e il “salto”, una danza dei sacerdoti ebrei – lo Shavuot e lo Sukkoth, da cui deriva il termine di pasticceria: “zuccotto”, un gelato, e le due “feste penitenziali”: il Rosh Hashanah e lo Yom Kippur.Ci sono poi feste minori.Tuttavia una grande importanza è riservata allo Shabbat, celebrato per ricordare la creazione.Lo Shabbat inizia prima del tramonto del venerdì sera e termina al calare della notte seguente. Lo accoglie la donna, in nome della famiglia, con l’accensione di candele. Poi sulla tavola ben apparecchiata si recita il Kiddush, una benedizione.Di Shabbat ogni occupazione è sospesa, tranne lo studio e la lettura della Torah, l’antica Legge di origine mosaica (Mosè significa: “salvato dalle acque”, poiché fu posto dalla madre in una culla e adagiato sull’acqua, ove fu ritrovato dalla figlia del faraone di Egitto, che lo crebbe come fosse stato suo).Pesach, la Pasqua ebraica commemora l’esodo del popolo “eletto”, nonché il “passaggio” dell’angelo sterminatore che uccise, in una delle famose piaghe bibliche – l’ultima – tutti i primogeniti di Egitto, dopodichè il faraone lasciò andare gli Ebrei.La festa di Pesach dura sette-otto giorni. Durante le prime due sere la famiglia si riunisce per il Seder, un pasto rituale durante il quale si consumano cibi che ricordano gli stenti patiti durante la schiavitù in Egitto. Si consuma in particolare il pane “azzimo”, ossia: senza lievito, perché gli antichi ebrei non ebbero tempo per farlo lievitare, in quanto dovevano scappare. Per questo motivo la Pasqua ebraica viene detta anche “Festa degli Azzimi”.Tra le altre feste maggiori ricordiamo: lo Shavout o Pentecoste (che già esisteva presso gli Ebrei, ma soltanto con Gesù divenne nota per l’effusione dello Spirito Santo) o Festa delle Settimane, tra maggio e giugno, cinquanta giorni dopo Pasqua. Essa festa celebra anche il dono della Torah al popolo di Israele.Lo Sukkoth o Festa delle Capanne segna la fine della mietitura ebraica. Si celebra in commemorazione (differente il “memoriale” di Cristo ad esempio nell’Eucarestia, che lo rende presente a noi cristiani dalla “memoria”, comunque importante ma solamente un “ricordo” rituale, per gli Ebrei) dei quaranta anni trascorsi dagli Israeliti nel deserto quando il popolo viveva nelle tende (o sukkoth). Durante tale festa alcuni ebrei di oggi mangiano e dormono in capanne in giardino o anche vicino casa, mentre si recano in sinagoga i lulav, rametti di palma, mirto, salice e cedro, agitati come si faceva nel tempio ai tempi di Gesù.Rosh Hashanah commemora invece il Capodanno ebraico, celebrato a settembre-ottobre.Il conteggio degli anni, presso gli Ebrei, non parte dalla nascita di Cristo, bensì da quello che secondo la tradizione ebraica è l’anno della creazione del mondo, quest’anno il 5769.I dieci giorni penitenziali del Rosh Hashanah terminano con Yom Kippur, il Giorno dell’Espiazione, una data solennissima del calendario ebraico in quanto ci si pente di tutti i peccati commessi durante l’anno contro le leggi e l’Alleanza con Dio.Tra le feste minori ci sono il Purim, una specie di carnevale, una ricorrenza gioiosa, con maschere e libagioni anche in sinagoga, il luogo di culto ebraico; il Capodanno degli Alberi, tra gennaio e febbraio, detto anche “Tu bi Shevat”, che celebra il risveglio della natura con pranzi a base di melograno, datteri, fichi e uva; la Festa della Gioia della Legge nonché l’Hannukkah, o Festa delle Luci, a Natale. Essa dura otto giorni e ricorda la ridedicazione o nuova consacrazione del tempio di Gerusalemme. Ad Hannukkah si accende ogni giorno una candela su un candelabro ad otto bracci, anche se il candelabro più conosciuto perfino da noi occidentali è quello a sette braccia: sette è un numero magico anche e non solo nella Kabbalah ebraica, come lo sono tre e quaranta, per esempio riguardo i giorni di diluvio, i giorni dell’esilio in Babilonia e della permanenza nel deserto, i giorni che Gesù trascorse in digiuno nel passo evangelico delle tentazioni.