Salerno: Williams Burroughs “saccheggiate il Louvre”

Mercoledì 6 maggio, alle ore 20 serata in onore di Williams Burroughs, evento speciale della seconda edizione di “Quello che passa al convento”, promossa dal Convivio delle Arti dei Rozzi e degli Accordati, presieduto da Vito Puglia, con il contributo del Comune e dell’Ente Provinciale del Turismo di Salerno, del Pastificio Amato, della Centrale del Latte e di Salerno Energia e la collaborazione della web radio Unis@und, ospite di Marco De Simone gestore del Convento San Michele. Saccheggiate il Louvre! È il titolo del prestigioso appuntamento che verrà aperto da una conversazione con Adalgiso e Alfonso Amendola, Mara De Chiara, Alfonso Gargano, Tommaso Ferrillo e Pasquale Napolitano. A seguire, “Colazione da Tiffany” da “Naked Lunch” letture di Mr.D, immagini e suoni con Tienament- ‘Stapalomma e proiezione in anteprima nazionale della video-performance “Checca” di Costabile Guariglia e Paola De Gregorio. “La mente è fatta di frammenti”, sosteneva il vecchio Bill. Quei frammenti che ritroviamo in tutta la sua espressione artistica, nella scrittura, nella pittura, nella musica e nel cinema: la contaminazione psicologica del cut-up (tecnica di collage fatta di diversi brani di prosa, articoli o quant’altro, combinati secondo una logica casuale per sviluppare un nuovo senso) che pervade come un virus.William Seward Burroughs III, il “drogato omosessuale pecora nera di buona famiglia”, l’uomo accusato di aver ucciso la moglie Joan per gioco, lo sperimentatore di ogni sostanza stupefacente esistente sulla faccia della terra, il padre spirituale riconosciuto della beat generation, nasce a St. Louis nel 1914, e muore a Lawrence, nel Kansas, nel 1997.Ancora studente di college a New York entra a contatto con Jack Kerouac e Allen Ginsberg: assieme daranno vita a quel fenomeno letterario ma soprattutto di costume e pensiero che è stato riconosciuto senza pari per capacità espressiva ed emotiva, la beat generation, appunto.In seguito amplieranno il gruppo con altri poeti e scrittori che saranno fondamentali nella divulgazione del pensiero beat: Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, Philip Lamantia, Timothy Leary, Michael McClure, Ed Sanders, Tuli Kupferberg, Peter Orlowski, John Giorno e altri. Diventato famoso per il suo libro a tutt’oggi più conosciuto, The Naked Lunch (Il pasto nudo) del quale il regista David Cronenberg ha realizzato una riuscita trasposizione cinematografica, la sua fertile produzione si amplia e articola nei meandri di una scrittura complessa e destabilizzante: dall’esordio del 1953 con Junkie (uscito in Italia col titolo La scimmia sulla schiena), fino a My Education. A Book of Dream del ’95, attraverso opere narrative come Strade morte, Johnny 23, Sterminatore!, La morbida macchina, Il biglietto che è esploso, È arrivato Ah Pook, Porto dei Santi, Nova Express, Le ultime parole di Dutch Shultz, Ragazzi selvaggi, Città della notte rossa, Terre occidentali, Il gatto in noi, La febbre del ragno rosso e una produzione non narrativa tra cui spiccano titoli come Le lettere dello yage e La scrittura creativa. Ora più che mai, alla luce di una vicenda letteraria lunghissima, “El Hombre Invisible” (così era soprannominato nel ’57 quando viveva a Tangeri: la sua capacità di adattamento lo ha portato a vivere in Messico, Sud America, Nord Africa, Inghilterra, Francia, tutti luoghi che hanno lasciato segni indelebili nella sua scrittura) può considerarsi il precursore di gran parte della scrittura postmoderna. Il suo sperimentalismo stravolge radicalmente il linguaggio, e trasformare il linguaggio per Burroughs è una modalità di lotta: quella lotta che lo ha spinto contro il sistema, contro l’omologazione e il totalitarismo, il potere e il “controllo”. Il suo lavoro sulla parola e sull’espressione ha fatto sì che queste non possano più essere usate come mezzo di condizionamento: un passo importante verso la libertà di espressione e di pensiero. Ma la capacità di comunicazione di Burroughs non è circoscritta solo alla letteratura. La contaminazione artistica è estremamente forte nella sua attività, e sempre presente anche in opere apparentemente “solo” narrative. Dopo la morte di Brion Gysin, amico e compagno di esperienze estreme conosciuto a Tangeri nel 1948, Burroughs comincia a esprimersi con la pittura. Nascono allora gli shotgun paintings, risultato di una tecnica pittorica basata sulla casualità del gesto che produce deflagrazioni di colore su superfici di carta come di legno, su porte, oggetti o quant’altro, sui quali poi l’artista interviene con sovrapposizioni di mascherature spray, collage di parole, fotografie o ritagli di articoli di giornale o suoi scritti, l’unione del “nagual” con il “tonal” (l’irrazionale con il razionale, l’imprevedibile con il prevedibile, lo sconosciuto con il conosciuto).
Allo stesso modo, sulla pagina Bill Burroughs utilizza tutti i generi letterari, il picaresco, il giallo, il fantascentifico, l’epico, l’horror, con la capacità di saper mescolare da vero alchimista ogni forma d’espressione. L’eccesso, il paradosso, il ridicolo, il rivoltante sono tutte forme ricorrenti nella sua arte per esprimere la lotta verso l’omologazione della religione, del potere totalitario sulla mente umana. Droga, sogno, controllo della psiche, divinità Maya ed egizie, guerre batteriologiche, copulazioni, si susseguono in pensieri che si sviluppano per associazioni, come se la mente priva di freni venisse lanciata nel tempo a raccogliere testimonianze ed essere essa stessa testimone di un’era. Quando Burroughs muore, a ottantatré anni, considerato un personaggio ancora scomodo dall’establishment mondiale, ha ormai raggiunto lo status quasi leggendario di guerriero maledetto della comunicazione, e maestro della sperimentazione psicotropa e artistica nel segno della libertà dal Sogno Americano