Il mito della Resistenza

Angelo Cennamo

Per alcuni decenni nel nostro paese ha aleggiato, indisturbato, il mito della resistenza, che qualche nonno partigiano ma, soprattutto, una vasta bibliografia, ci ha inculcato fin dalle prime classi delle scuole elementari. Soltanto da pochi anni questo totem intangibile sembra essere messo in discussione, grazie al neo revisionismo di alcuni scrittori, quali Gianpaolo Pansa, Bruno Vespa, ad insopettabili cantautori come Francesco De Gregori, autore de “Il cuoco di Salò”, e a qualche fiction televisiva, attraverso la quale si è raccontato ad es. la tragedia delle Foibe, evento semisconosciuto a gran parte dei nostri connazionali, proprio perchè ignorato da molti manuali scolastici. In particolare, una certa sinistra ha sapientemente cavalcato, nel corso degli anni susseguenti alla seconda guerra mondiale, l’equivocato sillogismo tra “antifascismo” e “democrazia”, subdolamente trasposto nella costituzione repubblicana, da oltre cento parlamentari comunisti, mediante la previsione del divieto di ricostituzione del disciolto partito fascista. L’inappuntabile Piero Ostellino, in un articolo apparso tempo fa sul corriere della sera, intitolato “Il pensiero totalizzante” –  non si poteva scegliere titolo migliore – si lascio’ andare alle seguenti considerazioni sulla resistenza e sul falso mito antifascista :” Con la resistenza – nella quale hanno militato antifascisti democratici (cattolici, liberali, azionisti, repubblicani, socialisti) e antidemocratici (comunisti) – si è imposta l’idea che l’antifascismo sia un “valore in sè”, come la democrazia; anzi, che antifascismo e democrazia siano sinonimi. E’ un’affermazione fuorviante : si può essere antifascisti e non democratici. L’idea che antifascismo e democrazia siano sinonimi, e che a fondamento dell’Italia democratica ci sia l’antifascismo senza specificazioni, è, però, servita, da noi,  a legittimare una concezione del mondo (il Comunismo) e un sistema di potere (il Partito Comunista) che democratici non erano e che, se avessero vinto, non avrebbero instaurato un sistema di democrazia liberale”. Ostellino ci consentirà di chiosare le sue autorevoli argomentazioni con una brevissima annotazione : nel ’48 la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi sottrasse l’Italia dall’influenza politica dell’Unione Sovietica; nel ’94 il Polo delle Libertà di Silvio Berlusconi ha spento i rigurgiti neocomunisti del PDS di Achille Occhetto; nel 2008 l’embrione del Pdl ha definitivamente spazzato via dal parlamento l’orgoglio comunista di Bertinotti e Diliberto.