Il superuomo moderno

Angelo Cennamo

Strano talento quello del filosofo tedesco Nietzsche. Nessuno come lui seppe coniugare la follia dionisiaca con il pragmatismo della quotidianità. Scevro da ogni condizionamento etico e religioso, Nietzsche idealizzò con largo anticipo il superuomo come momento di superamento della vile condizione umana, fatta di pregiudizi, tabù e superstizioni. “L’uomo” – diceva – ” è una corda tesa tra la scimmia ed il superuomo”. Ma cosa sarà mai questo superuomo?! La creatura plasmata dal filosofo teutonico non è altro che l’uomo dei tempi moderni – non quelli di Chaplin, si intende – ma quelli che stiamo vivendo nelle nostre metropoli supertecnologiche del terzo millennio. L’uomo di Nietzsche è un essere irrazionale : guarda alla tragedia greca con nostalgia ed ammirazione, ma mal sopporta la filosofia morale di Socrate, di stampo apollineo. Nietzsche era l’anticristo in persona; l’ossessione della religione e dei suoi rituali lo soffocavano tremendamente. Credeva “nei piedi e nella mani”, avrebbe detto più tardi di lui una nota pop star italiana, e fuggiva dallo stereotipo. La volontà di potenza : l’unica vera leva che fa muovere il mondo. Nietzsche avvertiva la fragilità dell’esistenza e la sua breve durata, che non poteva essere compressa da nessun senso etico. Il superuomo non ha paura di nulla e di nessuno; affronta la vita a testa alta e con il petto in fuori, sprezzante della malattia, della morte e delle ricompense divine. L’uomo che ha perso l’assoluto e che abbraccia il relativismo nella sua massima profondità. La lezione di Nietzsche sembra essere attualissima.