Giustizia, laicismo, riformismo

 

 

Michele Ingenito

Altri temi caldi del panorama politico nazionale sono quelli della giustizia e del rapporto tra laicismo e liberismo. Sul primo così come sul secondo punto è sempre l’ex-senatore dei Popolari Liberali Leo Borea a tenere banco dopo i recenti scontri tra maggioranza e minoranza a proposito della riforma-Alfano.“La delicatezza della questione e la sua complessità meritano spazi più ampi. Durante la prima repubblica” – dichiara – le correnti politicizzate della magistratura hanno invaso il campo della politica, cavalcando negli anni ‘80 l’esasperata tutela dei lavoratori. Negli anni ’90, invece, con il tintinnio delle manette, hanno cercato di scardinare il sistema politico.”Per l’ex-Vice Presidente della Commissione Giustizia al Senato l’errore più grave fu commesso nel 1993, allorquando venne soppressa la garanzia costituzionale rappresentata dall’immunità parlamentare, garantendo la guarentigia della inamovibilità dei magistrati tuttora in vigore.“Craxi” – continua Borea – “non riuscì a tirare fuori i quattro assi dalla manica consentendo, così, l’assalto alla ‘diligenza’ di una classe politica stranamente immobile. I quattro ‘assi’ di cui il segretario socialista non si avvalse a sufficienza furono la messa a nudo della corruzione del partito comunista, l’approvazione del nuovo codice di procedura penale, la denunzia di un sistema di corruzione comunque generalizzato nel paese, mentre del pool di mani pulite il giudizio della storia salva pochi.”L’impietosa retrospettiva di Borea non risparmia l’ex-giudice Gherardo Colombo il quale, nel suo recente libro, parla di corruzione anche della magistratura. “Ma senza specificare a quale palazzo di giustizia egli si riferisce. Forse al suo, conoscendolo così bene?” – ammicca sornione l’attuale capo del Dipartimento dei Servizi Civili della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Poi Borea si fa serio e sottolinea: “La giustizia potrà trionfare in Italia solo se l’articolo 28 della costituzione varrà per tutti i cittadini, magistrati inclusi. E’ inammissibile, infatti, che per loro non venga attuato. Infatti, dopo il plebiscitario referendum sulla responsabilità dei giudici, il popolo è rimasto inascoltato se pensiamo che la legge 117 prevede la responsabilità primaria a carico dello stato con la possibilità, è vero, di rivalersi nei confronti del magistrato che sbaglia, ma in maniera così ridicola che, di fatto, la legge stessa rimane inattuata. Non a caso fioccano, al riguardo, le condanne della Corte di Giustizia Europea contro l’Italia. L’unico risultato positivo di questa legge è consistito nel fare esprimere alla Corte Costituzionale che la indipendenza e l’autonomia del giudice non ne limita la libertà.Sul secondo tema oggetto della nostra chiacchierata, secondo Leo Borea si vogliono dissacrare in nome del laicismo i diritti irrinunciabili della persona quali la vita nascente ed il rispetto di essa fino alla morte naturale. “Perché in nome di un riformismo esasperato ci si arroga il diritto di decidere chi deve vivere o non nascere, ovvero morire. L’assurdo è che, pur in mancanza di una legge sull’eutanasia, si ignorano le norme penali vigenti quali l’omicidio del consenziente (579 cp) ed i limiti del consenso dell’avente diritto (50 cp), che impediscono di decidere sui diritti indisponibili quali la vita. Si coglie, nello sfogo amaro di Borea, una sorta di estremizzazione delle posizioni laiche. Tant’è che, oggi come oggi, una minoranza in passato tollerata e giustificata si consente di discriminare la maggioranza dei benpensanti formulando crociate ideologiche contro la vita, il matrimonio e l’essere nomali, imponendo ed esaltando, per contro, la loro diversità. “Forse ciò dovuto anche al disimpegno partecipativo alla vita pubblica” – continua l’autorevole esponente dei Popolari Liberali, quasi a volersi consolare da un malessere che investe da tempo l’opinione pubblica di fede cattolica. Quanto al riformismo in atto, Borea ha parole di lode per le iniziative di ministri quali Alfano, Brunetta, Sacconi, e Tremonti, il cui operato viene quotidianamente “temperato dalla saggezza e dall’equilibrio dei Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi e Gianni Letta e dello stesso Presidente Berlusconi su temi fondamentali – peraltro trascurati dal Colle – quali il rispetto dei diritti della persona. Persona che non può soccombere per colpa di una minoranza magari di diversi.” – conclude l’uomo politico non senza la pungente ironia dei suoi toni.