Clandestini: la casta dei medici in rivolta

Aldo Bianchini

Un’altra casta; tra le tante che trovano alloggio nel nostro Paese c’è senza ombra di dubbio la “casta dei medici” che sull’onda di taluni magistrati reclamano a gran voce “autonomia e indipendenza” da qualsiasi governo legislativo. La polemica scatenata dall’Ordine dei Medici contro il Ddl 733 sull’immigrazione pone un problema etico e non soltanto deontologico dell’intera categoria che sfugge a qualsiasi logica interpretativa. Alcuni senatori della repubblica in sede di esame del predetto Ddl hanno suggerito di inserire la norma che obbligherebbe i medici a denunciare gli immigrati clandestini che ricorrono alle cure mediche ed ospedaliere; come dire, un sistema molto semplificato per avere rapidamente un sondaggio conoscitivo sul pianeta dei clandestini che riempie le nostre città attentando in molti casi alla sicurezza di tutti. L’Ordine prefato ha testualmente opposto che “L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme di soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”. Per smantellare questa assurda rivolta dei medici contro il potere costituito dobbiamo subito precisare che “il clandestino” non è “uguale al cittadino italiano regolare” e non può essere beneficiario dello stesso trattamento. Fatta questa doverosa premessa si deve anche rivelare che esiste una norma legislativa, esattamente l’art. 2 del c.p.p., che obbliga qualsiasi cittadino italiano (ed a maggior ragione chi riveste la qualifica di pubblico ufficiale come è il medico) a segnalare alla costituita autorità ogni eventuale “ipotesi di reato”; una norma questa che gran parte dei cittadini, tutti i medici ed anche quei senatori che hanno proposto la denuncia, non conoscono o fanno finta di non conoscere. Dunque se il medico è cittadino italiano ha l’obbligo, per legge, di denunciare qualsiasi ipotesi di reato di cui venisse a conoscenza, al di là della proposta avanzata dai senatori sul Ddl 773. E se, come sembra universalmente acquisito, lo stato di clandestino è, di per se, violazione concreta della legge e quindi “reato”, viene da se che il medico è obbligato a denunciare il clandestino a meno di non diventare anch’Egli un soggetto penalmente perseguibile. Non si riesce a capire, quindi, la levata di scudi da parte dell’Ordine dei Medici. Ma si sa, questo è un Paese nel quale neppure il legislatore conosce tutte le leggi che ha ideato, votato e promulgato.