Idea e potere

Michele Ingenito

Il leader dei Popolari Liberali, Sen. Carlo Giovanardi, privilegia Salerno. Domenica prossima l’attuale Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri parlerà dinanzi ad una platea sempre più folta di seguaci e simpatizzanti, in un clima di attesa e di sorprese. Non si esclude, infatti, che, nella circostanza, si amplificherà pubblicamente l’emorragia interna all’UdC salernitana, dopo la inevitabile scissione partorita  a suo tempo da Giovanardi. I fatti, ieri come oggi, gli danno ragione, complice l’impreparazione tattica, strategica e politica di Pierferdinando Casini, finito oltre l’angolo del vincente scacchiere del PdL. L’evento di domenica prossima, fervido di una partecipazione che si annuncia intensa e solida, assume un significato politico di tutto rispetto. Una sorta di sfida e di ammonimento a coloro che tradiscono le loro stesse idee, senza giustificare adeguatamente e in un pubblico confronto a tema l’inspiegabile deviazione a 360 gradi da una storia e da una tradizione personale e partitica nel cui nome hanno allevato, educato e guidato intere generazioni di seguaci. Non a caso il tema prescelto dal giovane allievo di Giovanardi – Pasquale Borea – lanciatissimo figlio d’arte di un eminente uomo politico e senatore uscente di quel partito, sarà tutto (ovviamente) incentrato sul tema dei valori e sulla loro identità, nel richiamo di una celebre massima di Helmut Kohl. Il leggendario cancelliere tedesco, protagonista della rinascita politica ed economica del propria paese, così sintetizzava, infatti, la posizione fatta propria dai Popolari Liberali del PdL: “Dobbiamo saper essere conservatori sul terreno dei grandi valori, riformisti su quello delle politiche istituzionali, liberali nell’economia e democratico-cristiani nelle politiche sociali, privilegiando, sempre e comunque, la difesa in concreto della dignità di ogni singola persona umana”. Non c’è dubbio che le radici della tradizione sturziana, avvalorate dall’esperienza di De Gasperi e messe a confronto con l’attuale scenario politico, caratterizzino le idee dei Popolari Liberali nel loro impegno rivolto ai valori fondamentali del rispetto della vita e delle dignità umana, della solidarietà sociale, di un liberismo economico scevro dalle esasperazioni più estreme ed orientato ad una forte affermazione di principî etici che non faranno mai rima con quelli del potere per il potere. E’ forse appena il caso di ricordare che la scelta di abbandonare l’UdC in tempi non sospetti (novembre 2007, presente Berlusconi, preludio del predellino) la dice lunga sull’attenzione e sull’impegno dei Popolari Liberali per un partito moderato in grado di rappresentare la costola italiana del PPE. E’ stato e resta questo il motivo di fondo che ne ha ispirato l’adesione al progetto politico del PdL. Nella forma, cioè, di una grande area moderata capace di raggruppare i moderni interpreti dei grandi filoni ideologici e del tessuto valoriale appartenente alla tradizione democratico cristiana, liberale e riformista. In un’epoca in cui le ideologie si dissolvono come foglie d’autunno, ombre ormai destinate al giudizio della storia, non resta che rimboccarsi le mani nel concreto. Dedicandosi a soluzioni programmatiche condivise, mirate a fornire soluzioni utili alla collettività. Appare questo il progetto politico di questa forte componente dei Popolari Liberali del panorama politico italiano, destinata a crescere ed a consolidarsi, nella condivisione di valori e di radici comuni. In concreto, come vuole la politica, questo loro impegno si è già realizzato, finora, in un’azione decisa a favore del mondo del volontariato, dell’associazionismo, delle parrocchie. Nel richiamo e nell’applicazione dei valori di una consolidata tradizione politica, culturale, etica e di fede. Per quell’attenzione dovuta alla parte più debole della società civile, nel rispetto di un patrimonio fondato sul potere delle idee e non viceversa. Pur in tempi così brevi, tutto ciò ha fatto sì che la responsabilità nazionale di Giovanardi sulla famiglia, sul contrasto alle tossicodipendenze e sul volontariato civile venga interpretata adeguatamente, anche sul territorio salernitano, da seguaci impegnati nell’associazionismo e nelle parrocchie. In maniera non limitata ed opportunistica, come pratica quotidiana, piuttosto, di solidarietà e di valori. La necessità di ricercare quei valori altrove, in formazioni politiche insussistenti, tutto al più desiderose di rimanere nell’alveo del potere per continuare a contare, non incoraggia la passione per la politica da parte delle nuove generazioni. Quei comportamenti appaiono solo come calcolo per poteri di numeri barattati a tavolino, in cambio di ‘incassi’, concordati e all’istante, di centri di potere già ‘acquisiti’. Per quanto destinati a non sopravvivere a lungo. L’UdC ha operato a suo tempo una scelta politica diversa da quella dei Popolari Liberali. Per una posizione di perenne incertezza, di ambiguità, di presunto ago della bilancia, rispolverando la vecchia politica dei “due forni” che certamente non giova né a sé stessa né al PdL. Il tentativo di imbarcare sulla nave maestra vecchi lupi di mare pronti all’ammutinamento per continuare a pescare non convince. Così come non convince gli alleati a loro volta traditi del PD la giustificazione che un’alleanza con l’UdC possa costituire un progetto politico di rinnovamento alternativo alla sinistra. Del resto, sarebbe sufficiente chiedersi dove sia l’UdC a Salerno. Dove le sue luci, le sue sedi, i suoi seguaci? Marco Follini, dimenticato segretario di quel partito, transitato barattati a tavolino, in cambio di ‘incassi’, concordati e all’istante, di centri di potere già ‘acquisiti’. Per quanto destinati a non sopravvivere a lungo. L’UdC ha operato a suo tempo una scelta politica diversa da quella dei Popolari Liberali. Per una posizione di perenne incertezza, di ambiguità, di presunto ago della bilancia, rispolverando la vecchia politica dei “due forni” che certamente non giova né a sé stessa né al PdL. Il tentativo di imbarcare sulla nave maestra vecchi lupi di mare pronti all’ammutinamento per continuare a pescare non convince. Così come non convince gli alleati a loro volta traditi del PD la giustificazione che un’alleanza con l’UdC possa costituire un progetto politico di rinnovamento alternativo alla sinistra. Del resto, sarebbe sufficiente chiedersi dove sia l’UdC a Salerno. Dove le sue luci, le sue sedi, i suoi seguaci? Marco Follini, dimenticato segretario di quel partito, transitato da solo, armi e bagagli, su sponde di sinistra in cambio di un mortificante ‘obolo’ senatoriale, non si rese forse conto della gravità del proprio tradimento, nel triste abbandono di valori fino allora condivisi, pur pronunciando, causticamente, la famosa e profetica frase: “L’ultimo che rimane spenga la luce”. Fece giusto in tempo, infatti, Follini, a verificare l’esodo inatteso e di massa dei giovanardiani da quell’UdC proiettata, ormai, in liberissima caduta. A Salerno quella luce è stata già spenta da tempo: simbolicamente e concretamente. Da una sede sfrattata di Corso Vittorio Emanuele e, più recentemente, da una seconda sede in prestito situata in Corso Garibaldi. Di tutto questo si discuterà inevitabilmente domenica prossima. Ed è bene farlo. Perché la politica non si gioca sempre sottobanco, per accordi di comodo e di numeri, che poi non esistono, in cambio di poltrone di sottogoverno portate in dote. Ma sul terreno libero delle idee, dei valori e della loro (ritrovata?) identità, a favore dei quali, soprattutto in politica, sono disposti a schierarsi, come sempre, i giovani di spirito e gli spiriti giovani. Soprattutto quelli delle nuove generazioni.