Fisciano: inaugurazione scuola di giornalismo II biennio

 

Annamaria Noia

Martedì 9 dicembre, presso l’aula magna dell’ateneo di Salerno, sito nel campus di Fisciano, si è tenuta l’inaugurazione del secondo biennio (laurea specialistica) della famosa ed egregia scuola di giornalismo diretta da Biagio Agnes; è una delle poche realtà meridionali note in tutto il mondo di giornalismo ed estremamente efficace in quanto a didattica e obiettivi raggiunti, di altissimo livello, che veramente prepara gli operatori della comunicazione non solo al Sud. Un vero punto di riferimento nel “gurgite vasto” degli insegnamenti giornalistici. Tutto ciò in pochissimi anni di attività.Ricordiamo che la scuola di specializzazione rientra nel contesto della facoltà di Scienze della Comunicazione, uno dei primi indirizzi di studio ad essere stato attivato in tutta Italia. Per la cronaca, ecco ciò che è avvenuto nell’importante giornata.I saluti (istituzionali) sono stati a cura di Raimondo Pasquino, rettore dell’università, e di Enzo Jacopino, segretario dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti; la prolusione/relazione è stata invece tenuta da Biagio Agnes, cavaliere del lavoro e direttore della suddetta scuola. Conclusioni da parte del gradito e simpatico ospite – sempre al passo coi tempi – Antonio Ghirelli, napoletano e non “napolicentrico”.Lo scrittore e giornalista ha incentrato il suo discorso sulla necessità di studiare ed impegnarsi giorno per giorno, sempre, per essere all’altezza della situazione nel campo dell’informazione, con la schiena dritta (come hanno anche affermato i suoi predecessori presenti per la ghiotta ed importante occasione, nonché i presidenti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi) e facendosi attrarre sempre più dalle nuove tecnologie. Ghirelli è componente del comitato scientifico della scuola di giornalismo. Presenti, tra gli altri, molti notabili della vita politica e sociale del territorio e non solo: Angelo Villani, presidente della Provincia di Salerno; il docente Emilio D’Agostino; Pino Blasi, responsabile della scuola stessa; Enzo Todaro, dell’Ags (Associazione dei Giornalisti Salernitani) ed altre autorità civili, religiose (il vescovo Gerardo Pierro) e militari. Ha aperto la giornata il rettore Pasquino, che ha relazionato sul “difficoltoso compito” della formazione atteso dalla benemerita e serissima, severa scuola che “ha dato nel suo primo biennio di vita buoni frutti.” Pasquino ha parlato dello sviluppo del Sud, vantando “l’alta formazione e ricerca per rilanciare il talento e il merito, non ignorando la questione meridionale.” “Non dobbiamo sprecare le intelligenze – ha affermato il Magnifico – occorre sempre più coniugare, nell’ambito della nostra università, autonomia ed eccellenza, per far rinascere l’economia, in particolar modo quella delle piccole e medie imprese.” La scuola di giornalismo, secondo Pasquino, “possiede contenuti e tecnologie al passo coi tempi”, nel difficile rapporto con la realtà, soprattutto meridionale; una realtà in cui non si attua la legge 150 del 2000, riguardante gli enti pubblici. Una “solida rete di maestri” è a garanzia del “rigore” e della “professionalità” dei praticanti, nel complesso mondo della comunicazione ove occorre sempre più deontologia e “stare ritti con la spina dorsale, sia nella carta stampata sia riguardo gli altri media.” Preziosi incontri con gli aspiranti cronisti sono stati organizzati, nelle parole del rettore, anche – fra tantissimi e importanti altri – con lo stesso Jacopino e con Gilberto Evangelisti. Poi la parola è passata a Jacopino. Egli ha rivolto poche ma pregnanti parole, appassionate, sentite, di saluto e di incoraggiamento all’indirizzo di coloro i quali egli ha definito “gli ultimi” : i ragazzi iscritti al nuovo biennio, che probabilmente diverranno i nuovi – bravi – professionisti della notizia. L’importante è coltivare le passioni, “il sogno di fare questo mestiere”. Dopo l’esortazione ai giovani praticanti, per i quali Jacopino nutre tanto rispetto, egli ha sfoderato grinta e grande ironia, con un bell’amarcord sulla “linfa per il mestiere di giornalista, la speranza per il futuro che sono appunto gli allievi della scuola.”Jacopino è stato nostalgico quanto basta, ma calibrato, sul giornalismo metropolitano, come leggenda, del quale egli ricorda il puzzo del sigaro del capocronista. Ha parlato del passato ma con lo sguardo rivolto al presente, il segretario, spaziando dalle “antiche” macchine per scrivere, dalle linotipe al flano, ma con redazioni valide, a oggi, con le redazioni ultramoderne ma vuote (“acquari”); con cronisti sottopagati a 5 centesimi a riga, equivalenti a 3 euro per 20 righe, che non seguono più la famosa, antica regola delle 5 “W” (dall’inglese: “why”, “perché”; “what”, “cosa”; “where”; “dove”; “when”, “quando” e “who”, “chi” – con l’aggiunta dell’”how”, il “come”…). Al posto della regola delle 5 “W” oggigiorno si segue la regola delle 5 “S”: “sport”, “spettacolo”, “sangue”, “soldi”, “sesso”, il che la dice lunga sulla probità e onestà intellettuale dei giornalisti. Nel mondo dell’informazione entra sempre più prepotente la logica del mercato, con la riduzione dei costi, ma la notizia – afferma Jacopino – non è come una “produzione di salumi”. Inoltre bisognerebbe privilegiare le notizie buone, e il Nostro si domandava dove esse fossero, si fa fatica a trovare news del genere sui giornali o in tv. La colpa non è tanto dei giornalisti in quanto tali, rispetto a tale tema, ma soprattutto è a causa dei direttori e degli editori, anche se spesso i giornalisti indulgono al sensazionalismo. Vi è molto gusto del macabro, però, si è incuranti dei figli, dei bambini, e questo è colpa dei cronisti. Jacopino ha insistito sul “ruolo sociale” dei comunicatori, dando spazio con savoir faire all’attualità e al passato meno recente, con chiarezza espositiva e “romanticismo”, parlando infine della crisi di qualità dei giornali. “Si insegni in questa scuola che gli interrogativi non sono sempre inquietanti – ha incalzato – si insegnino materie contro l’angoscia, soprattutto si creino competenze: si trattino tutti i temi, anche quelli apparentemente leggeri.”Questo lo Jacopino-pensiero. In questa scuola di giornalismo, a quanto pare, si coltiva il sogno in un ambiente di eccellenza. Jacopino ha ricordato tutti i responsabili, i tecnici, i professori, e tutti gli studenti di questo primo biennio, esortando la scuola diretta da Agnes a formare “artigiani” del sapere. “Vi sia sempre il sogno nei vostri articoli – questo il suo accorato messaggio – ma pensate a chi legge, alle famiglie che voi raggiungerete, con notizie non urlate, senza titoli shock e senza violenza.” La mancanza di rigore morale, la corruzione, le cronache senza valori, a fronte del rispetto per l’altro, della verità, dell’essere professionisti liberi al servizio dei cittadini, sono la “nuova peste” dell’informazione, che trasuda sangue, soldi e sesso. Jacopino, che è stato forse l’intervenuto più carismatico, a nostro modesto avviso e perciò merita tanto spazio da parte nostra, ha ricordato Indro Montanelli e ha espresso belle parole sulla capacità di giudizio dei giovani. Anch’egli ha citato i presidenti della Repubblica sul “tenere la schiena dritta”, che deve essere il metodo di lavoro degli operatori dell’informazione. Quindi ha esposto Agnes. “La forza inalterabile dei valori della categoria sia trasmessa ai giovani che frequentano quest’anno, come è avvenuto con quelli del primo biennio.” Agnes ha ricordato i due anni appena trascorsi, con ben 25 “apprendisti” che hanno realizzato un vero giornale cartaceo, un vero telegiornale e hanno imparato a destreggiarsi tra le redazioni e il mondo circostante. In riferimento alla prossima solennità del Natale e ligio ai principi di Azione Cattolica da lui frequentata, Biagio Agnes ha attuato un ottimo, interessante accostamento, tra i giornalisti e gli evangelisti, “testimoni” come i cronisti; questi ultimi rendono un vero e proprio “servizio socioculturale”, che nasce dalle antiche gazzette, nelle vecchie emeroteche, e rappresenta tutti gli anni di sviluppo dell’umanità. I vangeli sinottici sono una forma di giornalismo, ha espresso Agnes, tra Bibbia come riferimento e segnali, anche voci sussurrate nonchè documenti storici trasformati di generazione in generazione. Poi il cavaliere Biagio Agnes ha calcato le orme di Jacopino, concordando con lui in molti punti del suo discorso, parlando della “proiezione dei giovani apprendisti nel futuro dopo avere appreso regole, tecniche e segreti, formule e specificità” del “lavoro più bello del mondo”, che però fa i conti con la realtà e che richiede sì molta competizione, ma anche umiltà e cospargimento di cenere in testa. “Giornalismo uguale libertà, uguale verità – ha detto il Nostro. Che ha richiamato l’attenzione di tutti sulle nuove tecnologie, sulle sperimentazioni pratiche nel programma della scuola di quest’anno (accanto a Storia contemporanea, a Storia del giornalismo, alla elaborazione delle notizie) e sul passaggio dall’analogico al digitale, nel mondo del multimediale. La fantasia e la fortuna aiutano – secondo Agnes – i giornalisti del domani, ma si rende necessario aggiornarsi costantemente, imparare e studiare ogni giorno, perché il giornalismo è “un’attività umana che varia ogni giorno, ma il cronista rimane fedele a se stesso, anche perché non è lui il protagonista, bensì il lettore.” Agnes ha poi ben parlato del campus, uno dei migliori in Italia. Del resto, ne ha parlato bene anche Ghirelli, intervenuto per ultimo e accolto da tanti applausi. Amico di lunga data di Agnes l’anziano giornalista ha parlato di “rivoluzione epocale”, di come sia cambiato il modo di viaggiare, di comunicare, di vivere: un vero e proprio “nuovo mondo”, ma ha avvertito: “Nessuno di noi ha la ricetta per entrare in questo mondo nuovo, né i giornalisti né i politici di ogni schieramento. Le ideologie del passato non sono tramontate ma sono inadeguate ad affrontare la nuova era, la rivoluzione telematica che obbliga i giovani a essere impegnati sempre, alla ricerca di spiegazioni e soluzioni.”Da laico lo scrittore ha voluto tuttavia leggere una splendida e attualissima sentenza di S. Agostino, rivolto soprattutto al giovane pubblico universitario, discorrendo e dissertando sulla “regola morale”, sull’efficienza dei maestri e delle grandi firme verso gli studenti. È stato interessante vedere come Ghirelli, alla sua veneranda età, sia stato così moderno e contemporaneo nel dire di nuove tecnologie: è proprio un gran maestro! In conclusione sono stati consegnati gli attestati di frequenza per gli studenti dello scorso anno.