Festival internazionale di regia a S. Severino

Annamaria Noia

Un festival internazionale di regia, proprio questo e…sì, a Mercato S. Severino (centro sociale “Biagi”), approntato con perizia, con amore verso il “sacro fuoco dell’arte”, come qualcuno lo ha più volte definito…Il tema di questo festival, tenutosi al capoluogo presso il già citato centro sociale nella tre giorni del 18-19-20 novembre u.s., è stato “Amleto in 18 minuti”. Tutti i 12 registi partecipanti, tra le 30 domande pervenute e ben 18 registi selezionati, con loro gruppi o con attori di altre compagnie – di cui 6 si sono ritirati – hanno proposto qualcosa di personale, di estremamente avvincente, di importante, di bello, anche se nel “ristretto” (?) ambito del tema: hanno esplicitato la loro vera anima, che è in fondo l’anima del teatro stesso, che è “rielaborazione”, satira dissacrante, demolizione del testo e… chi più ne ha più ne metta. A S. Severino la Cultura, quella con la “C” maiuscola, è di casa; ci si impegna per promuoverla e anzi per produrla: ciò su tutto il territorio, comprese le frazioni. Proprio nella frazione S. Eustachio è nata infatti la compagnia amatoriale, nonché sodalizio impegnato nel sociale, de “La magnifica gente do’ Sud”. Ma non ci si limita, non ci si è limitati a questo: infatti a S. Severino o anche nel comprensorio sono nate scuole di teatro del calibro di quella di Alfonso Capuano, la “celebre” “Jacques Copeau”, ed altresì quella – della durata sì e no di un’esperienza – del più famoso Pier Maria Cecchini, di nomea internazionale. È giunta alla undicesima edizione tale nuova esperienza, denominata “Premio Fantasio Piccoli”, nata al precipuo scopo di far emergere registi e drammaturghi e/o comici, cabarettisti e quant’altro: un appuntamento in più tra i tanti in attuazione a S. Severino per chi ama o vedere da spettatore muoversi gli attori sul palcoscenico oppure, meglio ancora, per chi voglia provare a calarsi nello strampalato e strabiliante, bislacco mondo della recitazione proprio per recitare, anziché solo stare a guardare: vedi la rassegna-concorso teatrale di “Rota in festival” al centro sociale sempre a S. Severino, per la nuova drammaturgia e per gruppi emergenti, un’occasione di spettacolo già giunta alla terza edizione; altre kermesse sono in programmazione al teatro comunale per godere di alto e classico teatro, nonché – per avere il piacere di far emergere nuovi artisti e/o autori, soprattutto delle nostre zone – c’è la scuola di teatro “Jacques Copeau, già ricordata come anche citata è stata la compagnia “La magnifica gente do’ Sud”. Un’interessante iniziativa, dunque, quella del festival; proposta culturale di alto livello organizzativo e sociale, organizzata come in sordina, in maniera informale, ciononostante pregnante, appagante, intelligente come una divertita provocazione intellettuale. Ciò grazie all’umiltà e alla dedizione volenterosa, volitiva del noto e simpatico, nonché indefesso e intellettuale di frontiera che scopre talenti nostrani (“cervelli” drammaturgici e drammatici da esportare altrove per poi farli tornare al Sud, così ricco di problemi e incertezze e comunque non generoso di possibilità.) dell’attore e regista Alfonso Capuano, operante con passione, con ardore a S. Severino. La giuria del festival era composta dai giovani del Davimus (Discipline artistiche, video, musicali, dello spettacolo e della moda – insomma: una sorta di Dams) dell’Ateneo di Fisciano; da giornalisti e dai membri della compagnia stabile “Città di Mercato S. Severino”. Ecco, l’altra grande-piccola compagnia che pure vive (e non “sopravvive”) dignitosamente nella cittadina; nata da una costola della scuola “Copeau” è per la cronaca l’organizzatrice del “Rota in festival”. Nelle tre soiree sono scesi nella fossa dei leoni (cioè il palco, così chiamato anche da Battisti in una delle sue canzoni) due registi-attori la prima volta; cinque e altri cinque registi in altre due serate.Gli spettacoli, tutti interessantissimi e grondanti sudore e sacrificio (è questo che c’è nella valigia dell’attore) hanno verso su diverse, variopinte interpretazioni, alcune davvero originalissime, della tragedia più famosa e “filosofica” di Shakespeare, appunto quella relativa al principe di Danimarca che proclama: “Essere o non essere”. “To be or not to be, this is the question”, questo il problema. Amleto è il nostro fantasma, il nostro spettro inquietante, la faccia tragica del teatro, l’aspetto sofferente della regalità e il dubbio dell’intellettuale. Amleto siamo noi nelle nostre vicende quotidiane; in letteratura è un giovane che si finge pazzo, e per questo rinnega letteralmente il suo amore per la giovane e bella, sensibile Ofelia, dopo averle promesso di sposarla e prima ancora di avere goduto del suo amore, per tessere un tranello allo zio, che ha sposato sua madre regina dopo la morte del padre. Il tranello consiste in una rappresentazione con teatranti, metafora nella metafora dell’universo sfuggente – con contrasti stridenti – della vita come show, tutti quanti abitanti nella casa di un Grande Fratello non televisivo. Il padre stesso appare ad Amleto come un tenebroso fantasma che gli rivela come in realtà non sia morto per il morso di un serpente, come lo zio di Amleto aveva fatto invece credere, bensì per essere stato assassinato dallo stesso fratello, bramoso del trono. Tutte queste vicende travolgono Amleto, gli spettatori, la gente tutta, gli attori, e alla fine si è giocato – in tale festival – sulla pazzia vera e falsa, sul dubbio, sull’ironia, sulla violenza del messaggio del giovane e anche sull’amore. L’amore amletico, infatti, è un amore folle, combattuto tra la devozione paterna, che egli sente molto, e l’amore sensibile per Ofelia, che si impicca ad un salice per la delusione che il giovane innamorato le ha procurato, insieme a tanti dispiaceri. Ogni regista ha detto la sua, studiando la maniera di rendere Amleto nella sua interezza o piuttosto nella sua dimidiazione psichica per coinvolgere il pubblico, non solo di “iniziati”. Hanno partecipato a questo bel concorso, sicuramente diverso dalle altre manifestazioni culturali di altri luoghi, i dodici performer di seguito riportati: Silvana Pirone, Angelo Perrotta, Vincenzo Albano, Pasquale Napolitano, Stefano Moffa, Chiara Becchimanzi, Iole Morrone e Giancarlo Terracciano, Roberto Morra, Mauro Palumbo, Anna Gesualdi, Aurelio Cavallaro, Vanessa Lepre. Vincitrice è risultata Silvana Pirone, mentre sono stati insigniti di menzione speciale per un eventuale ripescaggio per accedere al festival di Trento: Stefano Moffa e Chiara Becchimanzi. Il bravo Alfonso Capuano, quindi, ha anche in tale vetrina di talenti operato bene per dimostrare ancora una volta il suo amore per il teatro. Egli ha voluto anche ringraziare l’assessore alle Politiche Culturali di S. Severino Giuseppe Vitale, per l’attenzione e la disponibilità dimostrate verso il mondo complicato e fittizio dell’arte scenica.